I sindacati hanno pubblicato una lettera unitaria delle categorie del pubblico impiego firmata dai tre segretari provinciali di Fp Cgil (Stefania Bollati), Fp Cisl (Roberta Roncone) e Uil Fps (Gianmaria Pighi) in merito alla questione dei part-time in Azienda Sanitaria Locale Piacenza.
LA LETTERA
Come organizzazioni sindacali di categoria FP CGIL – CISL FP – UIL FPL sentiamo la necessità di ritornare sul tema dei rapporti di lavoro a tempo parziale dei quasi 400 dipendenti dell’Asl di Piacenza.
In realtà sono mesi che ce ne occupiamo e non ci riferiamo soltanto alla lunga trattativa intercorsa con la direzione aziendale (conclusasi con un mancato accordo), ma anche ai numerosi casi singoli di tutela che abbiamo affrontato in questi mesi.
Oggi riteniamo necessario ritornare sull’argomento anche per l’interessamento che una parte della politica locale ha manifestato e che l’ha portata a segnalare il “caso piacentino” direttamente al Ministro della Funzione Pubblica, Renato Brunetta ritenendo l’interpretazione dell’applicazione della norma data dall’Asl di Piacenza eccessivamente restrittiva e penalizzante nei confronti dei lavoratori.
Intanto non possiamo non riconoscere l’anomalia del fatto che tale accusa venga da un componente della parte politica che ha redatto il Collegato al Lavoro e che vi ha inserito la possibilità per gli enti e le aziende di rivedere tutti i part time concessi prima del 2008, data in cui lo stesso Ministro Brunetta ha modificato lo status stesso del part time per i dipendenti pubblici da “diritto” a “concessione” da parte delle amministrazioni.
Ma non possiamo neppure non riconoscere che tra i tanti enti (comuni, province e aziende sanitarie) della nostra regione l’Asl di Piacenza spicca come esempio negativo, avendo di fatto rivisto TUTTI i part time rendendoli “a scadenza” e modificandone un elevato numero.
Solo l’impegno delle organizzazioni sindacali – e non certo l’interessamento fuori tempo massimo e a trattativa scaduta della politica (visto che il termine per la revisione fissato dallo stesso Collegato al Lavoro scadeva il 23 di maggio) – ha consentito di raggiungere l’obiettivo di modificare molti meno contratti rispetto a quelli individuati in partenza e che la scadenza fosse di 4 anni (per dare un po’ più di respiro ai lavoratori) e non di 1 o 2 come voleva inizialmente fare l’Azienda.
Rimane il fatto che la conclusione dei numerosi incontri in cui ci siamo confrontati, in modo spesso contrapposto, fermi entrambi sulle nostre posizioni (organizzazioni sindacali da una parte e direzione dall’altra), è stata una mancata concertazione, simbolo del fatto che l’esito della trattativa non ci ha visto soddisfatti.
Ma soprattutto simbolo del fatto che l’Azienda di Piacenza ha perso un’occasione, quella di riconoscere nel part time un essenziale strumento di conciliazione tra vita e lavoro (prova ne è il fatto che sul totale più del 90% sono donne lavoratrici) e che come tale andava tutelato, valorizzato e non certo osteggiato o valutato come un “problema organizzativo”.
Continueremo a difendere gli interessi delle lavoratrici e dei lavoratori dell’Azienda sanitaria di Piacenza (sia dagli attacchi e dai tagli del Governo che da interpretazioni restrittive come quella data riguardo ai part time dall’Asl di Piacenza), nella direzione di valorizzare l’impegno e la professionalità pubblici perché siamo convinti che i servizi di qualità garantiti nella nostra regione vadano mantenuti e tutelati e con essi anche i tanti professionisti pubblici che quotidianamente operano a servizio della loro comunità.