“Si tratta di provvedimenti demagogici”. E’ tranchant il commento del direttore dell’Unione Commercianti di Piacenza Giovanni Struzzola per quanto riguarda le nuove liberalizzazioni previste nella manovra del Governo. Dello stesso parere anche il presidente del Fipe Cristian Lertora (Federazione italiana pubblici esercizi) molto critico invece verso l’apertura alle licenze.
ORARI DI APERTURA – Negozi in città aperti anche di domenica, a Ferragosto o Natale: il testo estende la sperimentazione prevista, prima limitata alle località turistiche e alle città d’arte. Via alla liberalizzazione dei servizi pubblici, con le Regioni e gli enti locali chiamati entro un anno ad adeguare i propri statuti alla libera concorrenza. Ma si potrà dire addio anche – almeno sulla carta – al numero chiuso per tabaccai, edicole, farmacie, taxi e per tutte le attività in base al bacino di utenza. Una decisione che per ora a Piacenza non sembra essere stata ben accolta dai diretti interessati, come confermato da Giovanni Struzzola, presidente dell’Unione commercianti, che considera demagogico il provvedimento e propone le proprie alternative al rilancio delle attività: “Si deve intraprendere una corretta politica commerciale tra grande distribuzione e negozi di vicinato. Con principi di programmazione, aiuti economici e sgravi fiscali alle attitvità marginali (territori di montagna)” E Struzzola ha concluso: “Credo siano presenti problemi molto complessi che si possano risolvere con un decreto utilizzato ai fini del risanamento della situazione deficitaria italiana”.
LIBERALIZZAZIONE LICENZE – Prendono corpo le liberalizzazioni nel mondo delle attività commerciali. Seconda quanto prevede la manovra del Governo, quindi, le licenze per attività commerciali non avranno più vincoli per «area geografica, popolazione e criteri di fabbisogno»: per intenderci potrebbero essere presenti due farmacie o due tabaccherie nella stessa strada e nessuna nelle periferie poco appetibili commercialmente. Via anche i divieti di esercizio di una attività economica al di fuori di una certa area geografica e le imposizioni di distanze minime tra localizzazioni. Proposte, anche in questo caso, che i rappresentanti degli esercenti hanno bollato negativamente. Come Christian Lertora del Fipe, che considera queste proposte “un fuoco di paglia”. Anche perché, ha precisato Lertora: “Uno il giorno di chiusura deve averlo, la notte deve dormire. E’ inutile cercare di far lavorare il più possibile la gente. La medicina sarebbe farla lavorare meglio”. Anche perché gli esercizi commerciali a Piacenza, secondo Cristian Lertora, superano la reale richiesta del 15 – 20%. Un fabbisogno più che soddisfatto che non presenta la funzionalità di altre aperture ma, secondo il presidente del Fipe: “Così facendo si cerca di drogare il mercato. Ma poi alla fine ci si trova con la gente che non riesce a pagare, con la merce che non riescono a vendere e le ricevute bancarie insolute. E’ un secchio buco dove continuano a buttare dentro acqua. Non servirà a niente senza colpire l’evasione”.