Eseguiti dalla Guardia di Finanza di Piacenza, il sequestro preventivo di una lussuosa villa nella provincia piacentina e numerose perquisizioni in Emilia Romagna e Lombardia, in aziende e studi di professionisti.
Le indagini, coordinate dalla Procura di Piacenza, vedono coinvolte quattro persone di cui due noti professionisti piacentini e hanno avuto inizio dall’attività eseguita nell’ufficio esecuzioni immobiliari, nel corso degli accertamenti riguardo la correttezza della procedura di vendita di fabbricati pignorati attraverso le aste giudiziarie.
Il prestigioso immobile, appartenuto ad un piacentino già gravato da precedenti per associazione a delinquere finalizzata alla frode fiscale e condannato successivamente per il reato di bancarotta fraudolenta, era stato sottoposto alla procedura concorsuale di pignoramento, a causa di una richiesta di risarcimento di oltre quattro milioni di euro pendente presso il Tribunale Civile di Piacenza.
L’edificio, venduto attraverso le aste giudiziarie, restava nella disponibilità del precedente proprietario (stabilmente occupato dal suo nucleo familiare) nonostante questi avesse dichiarato una residenza presso un P.O. Box (casella postale) di un Paese black list (a regime fiscale privilegiato).
L’illecito è stato possibile grazie all’interposizione (fittizia), nell’acquisto dell’immobile, di un noto professionista, coadiuvato in questo da un altro collega.
Le rate del mutuo (ammontante complessivamente a circa 750.000 euro ed intestato al professionista) venivano saldate dal reale utilizzatore dell’immobile il quale, con disposizioni di bonifici provenienti direttamente da conti esteri ubicati in paesi black list, alimentava il conto corrente dell’avvocato.
I reati ascritti alle persone indagate, nell’ambito dell’operazione “Casa dolce casa”, vanno dalla turbativa d’asta (art. 353 C.P.), alla mancata esecuzione dolosa di un provvedimento del giudice (art. 388 C.P.) e falsità ideologica (art.479 C.P.).