C’è amarezza in casa Piacenza calcio, dopo aver appreso della sentenza di primo grado, emessa dalla commissione disciplinare sull’inchiesta del Calcioscommesse. 4 punti di penalizzazione nel nuovo campionato e 50 mila euro di ammenda alla dirigenza biancorossa sono sembrati una pena troppo dura, anche perché arrivata dopo una retrocessione. Per questo il Piacenza calcio ha già avviato un ricorso, affidato all’avvocato Claudio Borgoni, il quale ha precisato. “In sede di ricorso punteremo a riportare la penalità retroattiva (cioè allo scorso campionato) facendo presente che all’Ascoli è stato riservato ben altro trattamento. La società marchigiana se l’è cavata infatti con sei punti di penalizzazioni in questo campionato mentre invece, se fossero stati relativi allo scorso, sarebbe retrocessa in Lega Pro”.
COMUNICATI SUL SITO PIACENZACALCIO.IT DEL 12 AGOSTO 2011
Il commento di Vito Neri su “La Cronaca”
Pubblichiamo l’articolo apparso oggi sul quotidiano “La Cronaca” a firma Vito Neri di commento alla vicenda calcio scommesse e alle pene infliette al Piacenza Calcio:
“Piace: “L’um ciappä in dal marsinein”
Dice che la sorte dell’Atalanta, penalizzata di sei punti (che alla fine saranno meno) nel suo prossimo
campionato, a noi interessa fino a lì. Oltretutto la squadra di Bergamo porta nel nome il proprio destino. Atalanta era infatti una ninfa velocissima. Avrebbe sposato chi fosse riuscito a batterla nella corsa, ma Ippomene, innamorato e trappolone, le gettò davanti tre mele d’oro. Lei si fermò a raccoglierle, perse la gara e vinse un marito (ricco), configurando così il primo e mitico caso di corruzione sportiva. Corra dove vuole l’Atalanta nerazzurra, sta di fatto che il Piacenza è in Lega Pro anche per colpa sua. Dopo lo 0-3 nella “combine” di Bergamo, si sperava nel ripescaggio in B o in una pena formale e pregressa, invece siamo in serie C e partiremo penultimi (stando all’oggi) con un bel -4 nello zaino. Due le motivazioni della giustizia sportiva. La “responsabilità oggettiva” e la “afflittività” della pena. Begli istituti giuridici questi, per lo sport. Puoi girarci attorno come vuoi, ma che la società debba essere “oggettivamente” colpevole perché un suo giocatore ha voluto perdere, ricorda i processi staliniani istruiti dalla Ghepeu. E quanto al fatto che la pena deve essere “afflittiva”, cioè percuotere, tormentare insomma far soffrire come la galera che infatti è la tipica pena afflittiva, finisce per colpire non solo la società, ma l’intera comunità calcistica piacentina. Già eravamo afflitti dal tradimento. Invece di consolarci, ci bastonano. Il danno e le beffe, si usa dire. Cornuti e mazziati, spiegano a Napoli. Noi qui ce la sbrighiamo in dialetto: “An gh’è mia ad ball ca tegna, l’um ciappä in dal marsinein” (“Non c’è ragione che tenga, l’abbiamo presa nella giacchetta”). Afflizione infame.
Il Piacenza calcio Essere o non essere
Egregio direttore,
il Club Biancorosso Bassa Valtrebbia in riferimento ai recenti avvenimenti sportivi e non (la lettera è stata scritta prima delle decisioni della Disciplinare, ndr), riguardanti l’attuale situazione societaria del Piacenza Calcio, dopo ampia documentazione su fatti e fatterelli, esprime la propria posizione in merito.
1. L’assurda retrocessione del giugno scorso avvenuta a danno del Piacenza Calcio, forse per colpe ben precise da parte di qualcuno. A tal proposito, «il tempo sarà galantuomo ». Al di là di responsabilità da parte di qualche tesserato, saranno gli organi preposti a deciderlo, vi è stata da parte del quotidiano Libertà una vera guerra contro i vertici della società. A conforto di questa tesi basti dare uno sguardo alle tabelle dei voti dati da qualcuno alla conduzione tecnica della squadra, sette partite, zero punti, media al mister? 6. Voto alla società? 0. Le colpe? Della società, naturalmente. Così si è proseguito con un picco verso l’alto, se ben ricordiamo si era giunti a -2 dai play off. I meriti? Della conduzione tecnica, non certo della società. Ci si è così inoltrati verso il baratro della retrocessione. I demeriti? Della società, naturalmente.
2. E’ evidente che vi sia qualcosa che non torna, è evidente che qualcuno trama contro la società Piacenza Calcio. Abbiamo appreso che da due anni a questa parte la presidenza Garilli aveva pubblicamente affermato che le porte della società erano aperte ad eventuali acquirenti, purché si trattasse di proposte serie e lungimiranti. Non ci risulta che qualcuno, in questo lasso di tempo, si sia interessato alla questione, se non ultimamente, dove una troika ha messo in moto una corsa all’acquisto della società. Cammin facendo, in questa troika è parso evidente che ognuno avesse un suo compito. A gennaio, a campagna acquisti aperta, su Libertà viene ventilato il fallimento del Piacenza Calcio, con notizie tipo “non verranno pagati gli stipendi” ecc… Contemporaneamente, sempre sullo stesso giornale, viene pubblicata con evidenza la situazione finanziaria dei cantieri Baglietto, e, anche in questo caso, si evidenzia il termine “fallimento”. Viene pure dato spazio alla Camuzzi Spa di Milano che verserebbe in cattive acque. Sicuramente tutte queste notizie sono votate a mettere in evidenza le gravi difficoltà di colui che poi è di fatto il presidente del Piacenza Calcio, Fabrizio Garilli.
3. Arriva la conferenza del presidente, che, comprensibilmente arrabbiato, decide di non iscrivere la squadra al prossimo campionato, chiedendo aiuto al mondo industria le di Piacenza. Ed ecco che parte un secondo componente della troika, che si fa paladino di iniziative pro salvezza, incontra industriali, imprenditori e quant’altro, si intravede un filo di luce in fondo al tunnel, ma c’è un particolare: tutti gli aspiranti acquirenti vedono difficoltà sul pagamento dei debiti pregressi. Allora il presidente Garilli si assume tutte queste spese. Bene, ora chi subentrerà troverà il tavolo sgombro da ogni problema.Tutto a posto? No.Vi è un’altra questione impellente, l’iscrizione al campionato che, per motivi di tempo, dovrebbe accollarsi ancora il presidente Garilli. Detto fatto: Garilli paga anche l’iscrizione. L’invito a collaborare con la società viene raccolto da una sola persona, Stefano Gatti – al quale va tutta la nostra stima – che si mette subito a lavorare. E tutti gli altri contatti? Industriali, imprenditori, ex presidenti di altre società? Nulla. Cosa deve fare Garilli, se non prendere atto della situazione, fare due conti e rendere pubblica la sua decisione di andare avanti con quello che passa il convento?
4. Pertanto la situazione attuale è questa, volenti o nolenti. Ma ecco che, imperterrita, la troika riparte all’attacco con il primo attore, ci troviamo su un quotidiano sportivo nazionale un articolo in cui si evidenzia con accanimento la situazione societaria paragonabile a un «bordello», articolo firmato peraltro da un giornalista piacentino. Raduno della squadra con tesserati sul piede di partenza, allenatori provvisori, stipendi di alcuni giocatori non pagabili in quanto troppo elevati per la serie C. Secondo l’autore dell’articolo, in sostanza, siamo alla comica finale, ma noi pensiamo invece che “ride bene chi ride ultimo”.
5. Vedendo vani tutti i tentativi di “sputtanamento” messi in atto, constatato il fallimento dei tanti salvatori o presunti tali, cosa rimane ancora se non pubblicare che non è vero che nessuno si è presentato? Si perché tutti devono sapere che a marzo qualcuno si presentò per acquistare la società, ma non ebbe risposte. Ecco l’ultima spiaggia dei denigratori del Piacenza Calcio. Avendo seguito con attenzione quanto apparso sulla stampa locale sull’argomento, le nostre deduzioni sono che, se è vero che detto incontro doveva essere riservato, riteniamo che tale riservatezza doveva permanere, e non essere sbandierata al primo giornalista che capita, come invece è avvenuto.
6. Giovedì 28 luglio, giorno del raduno del Piacenza Calcio, il titolo di Libertà è stato «Toh c’è il Piacenza». Questo, a nostro modo di vedere, altro non è che denigrare la società, cercare di fare del male alla stessa, alla faccia dell’amore per i colori sociali tante volte sbandierato, a vanvera.
7. Per finire un appunto sulla società Piacenza Calcio. Ci chiediamo cosa si aspetti a mettere in pratica quello che ha recentemente fatto il presidente del Napoli, De Laurentiis, verso taluni giornalisti, ovvero ritirare le credenziali di rappresentanza a certa stampa locale in seno alla squadra. Se costoro vogliono vedere o sentire paghino l’ingresso allo stadio come i comuni sportivi.
Forza Piace, forza presidente, non molliamo!
Club Biancorosso
Bassa Valtrebbia