“Chi saprà unire le varie realtà del teatro con la stessa maestria?”. E’ la domanda che si rincorreva tra i presenti, in mattinata, alla celebrazione funebre di Roberto Mori. Giornalista, scrittore, vera anima storica della città di Piacenza è scomparso nei giorni scorsi all’età di 67 anni. Una male oscuro la causa della morte, che però non lo ha mai fermato. Negli ultimi anni, infatti, nonostante avesse lasciato il giornalismo (fino agli anno ’80 la sua vera casa anche con numerose testate nazionali) per dedicarsi al teatro Municipale, la malattia non aveva limitato la sua attività, sempre prolifica e immancabilmente appassionata. Proprio la passione è sembrata essere la cifra di Roberto Mori, accomunata da un innato senso dell’umorismo, una voglia di vivere che si è tradotta nei suoi scritti e nella sua attività tutta. E’ stata una celebrazione lunga e molto sentita quella in Sant’Antonino, presieduta da Don Luigi Bavagliaoli, ma che ha visto anche numerose letture di chi lo ha conosciuto durante oltre 40 anni di carriera (Per esempio il maestro Riccardo Muti che ha inviato una lettera all’amico Roberto). Così come non è mancata la musica, sua grande passione, suonata nella suggestiva cornice della basilica dai ragazzi dell’orchestra del Municipale.
Quel che lascia Roberto Mori lo sappiamo, mentre ciò che sarà è ancora tutto da scrivere e difficilmente eguaglierà la mancanza di una figura centrale per la cultura piacentina.