In due giorni il Trebbia ha subito un ulteriore drastico calo della portata e gli agricoltori, che si sono trovati di colpo i canali d’irrigazione in secca, denunciano di non riuscire più ad irrigare.
“Siamo di fronte ad un problema gravissimo – commenta Enrico Chiesa Presidente di Confagricoltura Piacenza – un disastro, purtroppo, annunciato. Siamo in piena campagna, con la maggior parte delle colture strategiche per il nostro territorio ancora in campo.
Se non verranno in soccorso le piogge avremo sicuramente ingenti danni su mais, fagiolino e pomodoro tardivo.
Da troppo tempo denunciamo la mancanza di scelte strategiche che possano avviare una programmazione razionale e modificare un assetto ormai incompatibile con la realtà. Non si fa nulla per rinegoziare il rilascio della diga del Brugneto, rimasto quello di trent’anni fa, quando i fabbisogni erano completamente differenti e si era in assenza degli obblighi introdotti dalla normativa sul minimo deflusso vitale”.
Con una portata attuale del fiume Trebbia di circa 2000 litri/secondo ed il vincolo a rilasciarne 1500 per garantire il minimo deflusso vitale, all’agricoltura restano solo 500 litri: una goccia, se divisa nei tre grossi canali che alimentano la rete irrigua secondaria. I pozzi aziendali non sono sufficienti a garantire l’irrigazione minima necessaria. Tutto questo in un’annata tutt’altro che siccitosa . “Non escludiamo azioni di rivalsa nei confronti di chi ha omesso il proprio ruolo – tuona il Presidente di Confagricoltura Piacenza – siamo esasperati da proposte palliative, come i piccoli invasi e che nessuno, in questi momenti, si sogna di spendere come soluzioni.
L’agricoltura è un’attività sostenibile e virtuosa, non un nemico da combattere. Siamo contrariati dalla poca concretezza della politica che privilegia interessi diversi da quelli produttivi, ma chi pagherà questi danni?
Nell’immediato chiediamo urgentemente un tavolo di confronto in Provincia per la concessione di una deroga sul minimo deflusso vitale e fuori dell’emergenza, una pianificazione vera che possa considerare razionalmente anche l’ipotesi di creare un grande invaso. E’ evidente – conclude Chiesa – la diversità della situazione in Val d’Arda, dove la presenza della diga permette di avere disponibilità irrigue fino alla fine della campagna, in un’annata che si è caratterizzata, comunque, per le diverse precipitazioni nel periodo estivo”.