Kamlalaf, diario di viaggio dal Burundi

Dal Centre Jeunes Kamenge di Bujumbura, capitale del Burundi, arriva la prima testimonianza del gruppo piacentino partito nell’ambito del progetto Kamlalaf – In viaggio con Erodoto. Sono le parole di Valentina Riscazzi, che dopo aver vissuto la stessa esperienza in una delle passate edizioni dell’iniziativa, quest’anno è tornata in Africa come volontaria del Gruppo Kamenge e accompagnatrice delle altre giovani partecipanti. Tra loro, Cecilia Campione, che ha inviato anch’ella la propria testimonianza.

Radio Sound

Un viaggio… di ritorno

Dopo tanta fatica e un viaggio estenuante, “pole pole” (“piano piano” in lingua swhaili) siamo arrivati in Burundi. Il ritorno è sempre particolare, non sai mai cosa puo succedere, potrebbe andare bene o male. Mi sembra davvero impossibile che siano passati due anni: appena arrivate, due animatori e lavoratori del Centre Jeunes Kamenge, René e Alphonse, ci accolgono e per me é come reincontrare gli amici di una vita.

René, con il suo fare scanzonato, guida il pick-up facendo lo slalom tra le macchine lente e le biciclette cariche al limite di caschi di banane e tanto altro. Un veloce giro per la città per recuperare un amico e vedere l’effetto del primo pezzo d’Africa negli occhi delle ragazze che accompagno. I ricordi sono ancora più vivi e riconosco le tante cose già incontrate lungo il cammino: i piccoli bar ristoranti al lato della strada, il mercato di Kamenge sempre presente e il cartello del Centre Jeunes che indica la via, naturalmente non asfaltata, che porta alla struttura, le tante persone che affollano la strada. E alla fine si apre il Centro, che accoglie 36.700 iscritti.

La musica invade ogni angolo e ovunque vi sono ragazzi che giocano a calcio, pallavolo e basket, altri che escono dalle aule addette alla formazione (parallela al campo di lavoro). Tutti ci guardano come a sottolineare la diversità. Prendiamo possesso delle stanze, subito il mio sguardo va alle ragazze che sono rimaste un po’ stupefatte da questo essere osservati e mi rivedo un po’ in loro al mio primo viaggio in questa terra magica. L’incontro con Padre Claudio Marano, direttore del Centro, è un veloce benvenuto per lasciare spazio, la sera stessa, a una più completa spiegazione.

Si fa appena in tempo ad adattarsi al clima, con una domenica tranquilla passata con gli altri ragazzi e un lunedì al lago Tanganika con René e Hussein come accompagnatori e tutti i “muzungo” (“bianco” in swhaili) che siedono nela cassone del pick-up, provocando ilarità e stupore nei passanti sulla strada che esce da Bujumbura e si snoda sulla costa. Il rientro dev’essere prima delle cinque, perchè la polizia chiude le strade che escono dalla città e un’ora più tardi il sole abbandona la capitale e lascia il posto al buio della notte.

Martedi si lavora con sveglia alle sei del mattino, quindi é meglio andare a dormire presto. Le ultime domande delle mie viaggiatrici trovano risposte, anche se forse incomplete, perchè è impossibile spiegare cio che accadrà domani. Quindi, “pole pole”: siamo in Africa e tutto accadrà alla giusta velocità

Valentina Riscazzi

La scoperta del sentirsi “diversi”

Africa. Burundi. Bujumbura. Centre Jeunes Kamenge.

Mi sono resa conto di essere entrata in un altro mondo già dal profumo che aleggiava nell’aria: un profumo di spezie e di terra arida, un odore diverso dal nostro, meno umido e meno soffocante. La seconda cosa che noti, poi, quando arrivi in Africa sono queste enormi distese di vuoto, di nulla: solo terra, sassi e grandi spazi coperti da vari tipi di vegetazione.

Il primo impatto, uscite dall’aeroporto, é stato piuttosto forte. Ti ritrovi immediatamente immerso nel caos più totale, circondato da un mucchio disordinato di persone in bicicletta, in bus, in macchina, che trasportano carichi spropositati di materiale e di cibo; da mezzi aperti e colmi di persone, da taxi improvvisati con mezzi che da noi sarebbero presi immediatamete di mira dal codice stradale.

L’aspetto che più mi ha impressionato e forse messo un po’ a disagio, quasi in soggezione, sono stati i loro sguardi fissi su di noi “muzungo”. Sguardi che non capisci se siano di disprezzo, di paura, di ostilità oppure semplicemente di curiosità. La sensazione che si prova nel sentirsi “diverso” mi ha scosso parecchio.

Cercavo invano, costantemente, qualcosa che potesse farmi ricordare casa. Ma qui si tratta di liberare la mente dalla paura e dal timore, per buttarsi in questo nuovo mondo che all’inizio ti scuote, ma che poi diventa una magnifica opportunità, una grande unica occasione per conoscere, scoprire, esplorare e confrontare.

E il conforto lo trovi poi nelle straordinarie persone che abitano questo magico paese. Ricorderò per sempre i loro sorrisi e il loro calore.

La domenica mi sono alzata presto per assaporare il silenzio del mattino che vige nel Centro. Qua la luce del sole si puo notare dalle sei del mattino alle sei di sera, per cui alzandomi alle sei e trenta riesco a vedere già il Centro e la mia camera illuminati. E’ strano, questo silenzio, poichè ieri abbiamo assistito alla festa del secondo campo di lavoro che era appena terminato: grida di gioia, colori, energia, musica, canti e voglia di esprimere le proprie emozioni. Dopo questo momento di pace che mi stavo godendo in solitudine, siamo andati a messa e anche qui non si sono risparmiati a fare festa, a muoversi, a cantare.

Il giorno seguente un po’ di riposo e gita da turisti sul lago Tanganika, prima di iniziare il campo di lavoro, insieme ai ragazzi africani.

Cecilia Campione