Il consigliere regionale Marco Carini (pd) ha rivolto un’interrogazione alla Giunta regionale in cui enuncia che “nei giorni scorsi i lavoratori turnisti, per la maggior parte egiziani, tunisini e marocchini reclutati dalla cooperativa Gesconet, che fornisce manodopera alla Tnt di Piacenza, una delle aziende leader nel mondo per la logistica e trasporti, sarebbero entrati in sciopero contro le condizioni disumane di lavoro e lo sfruttamento della cooperativa stessa che fornisce manodopera alla multinazionale americana”.
La maggior parte di queste persone – scrive il consigliere – sarebbero assunte a tempo indeterminato, ma, alle 18.30, al momento di presentarsi ai cancelli per lavorare, non tutte verrebbero fatte entrare. Si tratterebbe quindi di “una specie di caporalato mascherato, con il ricatto che se qualcuno dice qualcosa, minacciano di stracciare il contratto e renderli illegali per la giustizia italiana e quindi a rischio espatrio”.
Ogni sera, quindi, – denuncia Carini – una parte di questi lavoratori rimarrebbe in strada senza percepire lo stipendio nonostante la forza di un contratto a tempo indeterminato, mentre chi entra sarebbe costretto a fare turni fino a 16 ore continuative.
Per il consigliere, quindi, “non è tollerabile che vengano negati alcuni dei diritti fondamentali, così come occorre fare piena luce su alcuni inquietanti aspetti di illegalità che sono emersi in questa vicenda”.
Carini aggiunge che, nonostante si fosse svolto un tavolo interistituzionale nel quale sembrava che un accordo di massima fosse stato raggiunto con la Questura di Piacenza per bloccare temporaneamente le proteste ed aspettare il tavolo di concertazione tra Provincia, Comune, Tnt, Prefettura e il Sottosegretario ai trasporti, le cooperative, che gestiscono il personale, non avrebbero fatto alcun passo indietro ed avrebbero al contrario affermato che “chi ha creato problemi resta a casa”.
Ed in effetti, all’inizio del turno, “l’amara sorpresa”: gli uomini della sicurezza sarebbero stati dotati di “una lunga lista da spuntare con nomi e cognomi di chi poteva entrare e chi no, di chi era ammesso a lavorare e di chi – nonostante contratti a tempo indeterminato – stava a spasso”.
Carini chiede quindi alla Giunta regionale se sia a conoscenza della situazione esposta, quali azioni intenda intraprendere per favorire la ripresa del processo di concertazione tra l’azienda e le parti sociali, se non ritenga opportuno intraprendere misure per verificare il rispetto delle condizioni minime di legalità nell’impiego di manodopera da parte delle aziende subappaltatrici e se non consideri la necessità di convocare un tavolo regionale di confronto teso a risolvere la situazione. (AC)
L’INTERVENTO DI SABRINA FREDA
Quella dei lavoratori in sciopero presso lo stabilimento TNT di Le Mose non è una semplice vertenza di lavoro ma un esempio di legalità calpestata e di sfruttamento intollerabile.
Quei lavoratori denunciano come insostenibili le condizioni di lavoro, che svolgono per conto di cooperative, affermando di essere “persone e non animali”. C’è sotto qualcosa di molto serio, da accertare.
Noi chiediamo l’intervento urgente dell’Ispettorato del Lavoro, dell’INPS e della magistratura locale affinché si accerti rapidamente quanto denunciato da quelle decine di lavoratori minacciati di licenziamento per aver osato chiedere il rispetto di loro sacrosanti diritti.
Non serve sottoscrivere protocolli di legalità tra Enti, Aziende e Istituzioni se sul territorio si lascia attecchire, in forma strisciante, il fenomeno del caporalato. Con lavoratori selezionati sera per sera o all’inizio dei turni di lavoro e l’allontanamento di chi protesta con intimidazioni o minacce di licenziamento approfittando della condizione di chi è immigrato con permesso di soggiorno temporaneo e pagato in nero, magari per aggirare gli obblighi contributivi.
Occorre quindi non solo accertare le condizioni di lavoro di quei 150 facchini ma anche controllare, secondo il dettato della Costituzione, il rispetto della funzione sociale e del carattere di mutualità senza fini speculativi delle cooperative interessate. E ancora impedire che la TNT, la multinazionale committente, si presti impunemente ad avallare situazioni ai limiti della legalità.
Non consola affatto sapere che le cooperative datoriali vengono da fuori provincia. Non sarebbe la prima volta che si scoprono irregolarità in cooperative che operano nelle piattaforme della logistica di Le Mose e che in tal modo attuano una concorrenza sleale, offrendo tariffe più basse scontate sulla pelle dei lavoratori e inevitabilmente un servizio di qualità inferiore, rispetto a quelle aziende che si comportano correttamente.