Mcm Ecosistemi società piacentina operante nel settore ambiente e con un laboratorio di analisi e ricerca che si fregia dell’iscrizione all’elenco dei laboratori accreditati MIUR (Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca) ha superato la selezione della Commissione Europea per un progetto presentato per la call 2010 inerente lo strumento finanziario Life+.
L’ufficialità avverrà presumibilmente nel mese di Agosto con la firma del contratto di Grant Agreement (accordo di sovvenzione) tra la società stessa e la Comunità Europea.
Life+ è il principale strumento finanziario europeo dedicato all’ambiente finalizzato a cofinanziare azioni nel campo della conservazione della natura e la protezione dell’ambiente, lo stanziamento per la call 2010 prevede un importo totale di 240 milioni di €uro da distribuire tra i 27 stati membri (circa 21 milioni assegnati all’Italia).
Nella fattispecie il progetto denominato: “Recupero ambientale di un suolo degradato e desertificato mediante una nuova tecnologia di trattamento di ricostituzione del terreno” (identificato con l’acronimo: “new life”) si inserisce nella componente: politica e governace ambientale che mira a sostenere progetti innovativi.
Il punto di partenza è stato un brevetto Mcm che ha sigillato la proprietà di un metodo ed un processo ideato dal Dott. Paolo Manfredi (Biologo ed Amministratore Unico di Mcm, nonchè socio di maggioranza della stessa) per ripristinare terreni degradati e desertificati.
Successivamente la Regione Emilia Romagna ha finanziato la costruzione di un prototipo e la validazione scientifica (PRRIITT Misura 3.1 Azione A) concentrando l’attenzione sul metodo di addittivazione della componente umica nelle terre ricostituite generate dall’impianto e finanziando la realizzazione di un campo prova ridotto e di alcune parcelle sperimentali nelle quali sono stati realizzati studi di tipo ambientale e pedologico, tali studi hanno offerto nuovi sviluppi di notevole interesse riguardanti questa metodologia di trattamento.
L’indagine è stata sottoposta ad un convegno al CNR di Bologna con la rete dei laboratori di alta tecnologia e l’Envinen dove sono stati evidenziati i risultati raggiunti e validato la tecnologia soprattutto applicata alla lotta al degrado dei suoli e alla desertificazione (http://www.enviren.it/Programma_Convegno_ENVIREN.pdf).
Tale metodo ha trovato completo accoglimento prima in ambito Ministeriale e successivamente in ambito Comunitario, dove non è stata trovato nessun analogo studio od applicazione all’interno della Comunità Europea, da inserirlo nei progetti da cofinanziare nell’ambito della misura Life+.
La proposta progettuale trova una suo ampio respiro e articolazione con un programma ambizioso.
Si tratta di recuperare una zona del territorio di 200.000 m2 situata nel Parco Regionale del Fiume Trebbia (di recente costituzione) nella zona di Borgo Trebbia. Nello specifico si ritiene prioritario sottolineare che l’intervento è mirato al recupero di un suolo che presenta molte caratteristiche di degrado quali: carenza di sostanza organica, perdita di struttura, compattazione, impermeabilizzazione: tale suolo, che in passato era stato collocato e sistemato per il ripristino ambientale conseguente alla chiusura di una discarica di RSU autorizzata, ha subito progressivamente un degrado riconducibile ai fenomeni di desertificazione. Il sito risulta essere un vasto campo di prova per la sperimentazione su media scala della tecnologia operando in differenti condizioni e pertanto dimostrandone la riproducibilità sulle differenti esigenze nelle condizioni di intervento più disparate, tali condizioni verranno realizzate suddividendo in lotti l’area ed eseguendo i trattamenti del suolo mediante diversi criteri quali ad esempio: differenti gradi di disgregazione del terreno originario, formulazione di varie miscele e della concentrazione di acidi umici, differenti sistemazioni finali del suolo ricostituito, trattamento e produzione delle terre ricostituite solamente mediante l’utilizzo del terreno presente in sito.
Il progetto finanziato consiste nell’applicazione di un metodo innovativo per il trattamento dei terreni degradati e desertificati finalizzato alla ricostituzione dei suoli con il ripristino della fertilità. Verranno effettuate, per cinque anni, sperimentazioni, prove ed indagini condotte dal laboratorio di Ricerca della m.c.m. Ecosistemi (proponente) e dell’Università Cattolica del sacro Cuore di Piacenza (Istituto di Chimica Agraria e Ambientale); a questa iniziativa seguiranno ulteriori fasi che comporteranno la realizzazione di un parco botanico. Durante lo svolgimento dell’iniziativa verranno condotti anche studi sulle specie vegetali presenti nell’area con la realizzazione di erbari.
Le attività di piantumazione degli alberi seguiranno le precise linee finalizzate alla realizzazione di un luogo fruibile da molto tempo dimenticato dalla comunità piacentina: in tale area verranno piantumate numerose e diverse specie arboree con precise indicazioni sulle loro caratteristiche botaniche ed ecologiche con l’ottenimento di un polmone verde per la nostra città e per il parco del Trebbia che potrà vantare, dopo poco tempo dalla sua fondazione, dello sviluppo di un’attività prestigiosa riconosciuta e finanziata dalla Comunità Europea.
L’interesse suscitato dalla proposta piacentina – che è stata concretamente manifestata in prima fase dalla selezione effettuata dal Ministero dell’Ambiente e, successivamente, dall’assegnazione del finanziamento – è motivato dalla notevole importanza del problema trattato: è infatti il primo intervento diretto e operativo nei riguardi della lotta al degrado dei terreni e alla desertificazione che in Europa sta emergendo drammaticamente ed in modo progressivo. Da numerosi anni il fenomeno dell’impoverimento dei suoli è diventato allarmante tanto da divenire un argomento prioritario sia per la Comunità Europea sia per il Ministero dell’Ambiente: la compattazione dei terreni, il loro impoverimento, l’erosione dei suoli, la riduzione dello strato fertile e della sostanza organica sono problemi fortemente sentiti che, troppo spesso, sono oggetto di studio ma non di interventi fattivi. L’iniziativa, tutta ed interamente piacentina, risulta una delle poche che interviene direttamente nella risoluzione del problema proprio su un sito, quello di Borgotrebbia, che possiede molte delle caratteristiche di degrado che sono diffuse soprattutto nelle aree del Mediterraneo; porterà un contributo alla comunità scientifica internazionale nel settore delle studio dei suoli e dei metodi di ripristino, considerato che le problematiche della desertificazione e dell’impoverimento progressivo dei terreni agricoli risulta di importanza globale soprattutto nei paesi emergenti.
Quest’opera è stata progettata e studiata al fine di offrire contemporaneamente un forte contributo alla ricerca e ai metodi di lotta ai processi di degrado ambientali, una risorsa per la comunità piacentina che concretamente consisterà nella realizzazione di un parco botanico didattico e ricreativo dove potranno essere sviluppate le conoscenze sulle specie arboree da parte degli studenti di tutti i livelli, visite didattiche guidate, esperienze nel campo della piantumazione da parte di scolaresche, laboratorio didattico all’aria aperta per l’osservazione naturalistica. Inoltre, considerata la forte valenza innovativa del progetto, l’area sarà sicuramente oggetto di attenzione da parte della comunità scientifica e tale esperienza potrà potenzialmente essere la base per successivi sviluppi di studio nel settore dell’ecologia ambientale.
Il sito oggetto dell’intervento presenta infatti molti sintomi che ne giustificano la sperimentazione in quanto in esso sono rappresentate molte condizioni che riconducono ai fenomeni di degrado e di desertificazione del suolo; l’area è localizzata nella zona del Camposanto Vecchio, Borgotrebbia ed in passato (negli anni ottanta) è stata impiegata come discarica controllata di rifiuti solidi urbani. (Fig.1)
A conclusione delle attività della discarica erano stati effettuati dei lavori di ripristino e copertura con uno strato (circa 50 cm) di terreno di copertura.
L’intero sito dopo il termine delle attività di smaltimento non è stato utilizzato ne sotto l’aspetto ambientale o agricolo ne per attività ricreative in quanto, malgrado la copertura di suolo, nessun tipo di vegetazione ha potuto attecchire lasciando un territorio pressoché arido e privo di connotazioni di pregio. Attualmente l’area, nonostante le cure di cui è stata oggetto, finalizzate – ad esempio – a piantumazioni con varie essenze arboree, risulta non idonea ad attività agricole e naturalistiche; solo a titolo di esempio e per le evidenze oggettive che si riscontrano, lo strato di suolo risulta scarso e non garantisce uno sviluppo delle essenze arboree ed erbacee; il profilo superficiale del terreno è discontinuo con numerosi dislivelli con ristagni d’acqua anche in ampie aree: tutti questi aspetti, che risultano essere solamente quelli più evidenti, fanno emergere la necessità di un intervento che garantisca un miglioramento dello stato ambientale sotto diversi profili: idrogeologico, naturalistico, agronomico e, più genericamente, ecologico.
Come si può osservare dalla rassegna cronologica di recenti fotografie satellitari, nell’area non si sviluppano essenze vegetali di rilievo che possano prevedere, allo stato attuale, opere di rinaturalizzazione.
Tali aspetti si riscontrano osservando le caratteristiche del terreno e della vegetazione erbacea presenti, dove si constata un suolo privo di struttura, eterogeneo, con numerose fessurazioni e crepe ed una vegetazione spontanea dominata da poche specie.
L’obiettivo finale, come detto, è trasformare la zona in un parco botanico, si provvederà al coinvolgimento degli studenti delle scuole elementari e medie nel processo di piantumazione delle specie arboree illustrando ai ragazzi l’importanza degli alberi nelle aree verdi urbane: producono ossigeno, rimuovono le sostanze inquinanti, comprese le pericolose polveri sottili PM10, schermano il rumore, migliorano il microclima, oltre che aumentare il valore delle aree urbane e favorire il contatto tra le persone e la natura.
Il progetto prevede la partecipazione della società Mcm Ecosistemi, del Comune di Piacenza che ha contribuito attivamente all’idea progettuale attraverso il Vicesindaco Francesco Cacciatore ed all’Assessore Pierangelo Carbone, la Provincia di Piacenza con la fattiva collaborazione del Presidente Massimo Trespidi, l’Università Cattolica Del Sacro Cuore attraverso il Prof. Gian Pietro Molinari ordinario della cattedra di Chimica del suolo.
Il budget totale è previsto in 4.025.000 €uro dei quali 1.929.000 saranno stanziati e messi a disposizione direttamente dalla Comunità Europea. Si sottolinea come il costo per la collettività sarà pari a 0 €uro, Comune e Provincia parteciperanno al progetto con costi del personale già attivo, la differenza sarà coperta direttamente dalla proponente Mcm.
Il coordinatore tecnico-scientifico sarà il Dott. Paolo Manfredi, la rendicontazione e l’organizzazione è affidata al Dott. Alberto Molignani (Consulente Aziendale esperto nel reperimento di fondi Regionali, Nazionali, Comunitari) che si è già occupato della progettazione e presentazione del progetto.
I rapporti con la Comunità Europea saranno curati dalla Dott.ssa Elena Murelli (Consulente esperta in progetti Europei) alla quale verrà anche affidata l’attività di monitoraggio.
Il primo passo con l’avvio del progetto è previsto con la costituzione del gruppo di lavoro ed il comitato direttivo nel mese di Ottobre, successivamente, ad inizio 2012, è previsto un convegno internazionale con l’obiettivo di presentare e discutere le attività.
Sarà creato un sito web finalizzato al monitoraggio del progetto con descrizione dello stesso, dettagli informativi relative, documentazione progressi, sviluppi ed aggiornamento visivo dell’evoluzione mediante cartografie di dettaglio, fotografie e video. Il sito verrà aggiornato e mantenuto ciclicamente durante tutto il progetto.
Il progetto durerà 5 anni e durante ed al termine dello stesso si prevede il coinvolgimento di studenti universitari attraverso specifiche tesi di laurea inerenti gli aspetti scientifici.
Come sempre “fare squadra” con professionalità porta risultati: un nuovo polmone verde sarà fruibile dalla cittadinanza.