Caritas invita i cittadini a sostenere le popolazioni del Corno d\’Africa

L’intervento – auspicato anche dal Papa nell’Angelus di domenica – della Caritas nelle diverse aree colpite.

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“Non manchi a queste popolazioni sofferenti la nostra solidarietà e il concreto sostegno di tutte le persone di buona volontà”.

Con queste parole papa Benedetto XVI ha ricordato la “catastrofe umanitaria” che sta colpendo le regioni del Corno d’Africa, dalla Somalia all’Etiopia. “È necessario – ha aggiunto il Papa – inviare tempestivamente soccorsi a questi nostri fratelli e sorelle già duramente provati, tra cui vi sono tanti bambini”. Sono circa 10 milioni le persone colpite da siccità e carestia che stanno affliggendo la regione dell’Africa Orientale per la scarsità delle precipitazioni degli ultimi 2 anni e il conseguente innalzamento del prezzo di cibo e acqua. Secondo i dati Onu è la peggiore siccità degli ultimi 60 anni e coinvolge 3,2 milioni di persone in Kenya, 2,6 in Somalia, 3,2 in Etiopia, 117mila a Gibuti, ed anche parte della popolazione in Eritrea. A soffrirne sono soprattutto i bambini: in Somalia uno su tre è denutrito. Si teme che l’emergenza travolga anche Tanzania e Sud Sudan. Si registra anche la perdita di molti capi di bestiame e grandi spostamenti di persone in tutto il Corno d’Africa, soprattutto in Kenya, dove i campi profughi sono ormai al limite della capienza. “La situazione umanitaria in Somalia è disastrosa” ha dichiarato S.E. Monsignor Giorgio Bertin, Presidente di Caritas Somalia, amministratore apostolico di Mogadiscio e vescovo di Gibuti. “Nel sud della Somalia – ha aggiunto il vescovo – gli effetti della siccità si sommano a 20 anni di vuoto politico e conflitti. Se vogliamo evitare la catastrofe umanitaria occorre agire velocemente e con grande attenzione alla complessità del contesto”. La rete Caritas si è attivata per rispondere in modo adeguato e tempestivo a questa crisi. In Somalia, Caritas Somalia attraverso l’operazione Lifeline, raggiunge con aiuti d’urgenza 7.000 persone, di cui circa 1.400 bambini e anziani. Inoltre la rete Caritas sta offrendo assistenza a 70.000 persone seminomadi nel Somaliland Orientale. In Kenya, Caritas Kenya distribuisce generi di prima necessità a 40.000 persone nelle aree più gravemente colpite e nella Rift Valley. I primi ad essere soccorsi sono stati i bambini e le mamme, ed è in corso un programma veterinario per assistere circa 15.000 bovini. S.E. Monsignor Peter Kihara, Vescovo di Marsabit, una delle aree più gravemente colpite, ha lanciato un appello per aiuti immediati.

In Etiopia, nella zona meridionale dove i pastori Borana sono in gravi difficoltà per carenza di acqua e di pascoli, la rete Caritas sta aiutando circa 25.000 famiglie nel mantenimento dei propri capi di bestiame. Caritas Etiopia sta inoltre distribuendo cibo e acqua a 80.000 persone nelle regioni di Haraghe e Meki. In Eritrea, la Caritas sta monitorando la situazione per mettere a punto un piano di intervento. A rafforzamento delle azioni già avviate la rete Caritas sta predisponendo un programma globale di aiuto d’urgenza riguardante i 4 paesi che verrà lanciato nelle prossime settimane. La Caritas diocesana di Piacenza-Bobbio sostiene Caritas Italiana da anni impegnata nel Corno d’Africa, in collaborazione con le chiese locali, in ambiti diversi: salute, lotta all’esclusione sociale, istruzione. In occasione di questa emergenza Caritas Italiana ha prontamente destinato già 300.000 euro ed è in costante contatto con le Caritas africane attive nei paesi colpiti dalla siccità e ha offerto sostegno alle azioni in atto e al piano in via di definizione. Nel contempo richiama l’attenzione sul problema dei cambiamenti climatici dovuti al riscaldamento globale e sul loro impatto negativo, in particolare sui poveri. Per questo è necessario non solo offrire assistenza nelle emergenze umanitarie, ma soprattutto prevenirle attraverso il sostegno all’agricoltura locale, la riduzione del riscaldamento globale, una gestione appropriata delle risorse idriche in favore delle comunità. Un impegno che riguarda i governi e le istituzioni internazionali, ma anche gli stili di vita quotidiani di ogni persona.