Progetto Chernobyl: oltre 500 bimbi accolti nella nostra regione

Circa 500 bambini da giugno a settembre saranno ospitati in Emilia-Romagna dalle associazioni Anpas, Fondazione aiutiamoli a vivere e Verso Est. Provenienti dalla Bielorussia e dalle regioni dell’Ucraina contaminate dopo il disastro nucleare di Chernobyl, i bambini soggiorneranno presso famiglie o strutture collettive, seguiranno screening sanitari e un programma ricco di attività ludiche e ricreative, come previsto dal Progetto regionale Chernobyl supportato fin dal 1996 dalla Regione. 
Una delegazione di un centinaio di piccoli già arrivati in Emilia-Romagna ha incontrato oggi l’assessore regionale alla Cooperazione internazionale Donatella Bortolazzi.

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“Sono soddisfatta e orgogliosa di questo senso di solidarietà che esprime la nostra regione – ha detto Bortolazzi – sia attraverso le famiglie, sia attraverso le associazioni e le istituzioni. Spero che questo periodo in Emilia-Romagna per i bimbi possa essere un momento sereno di svago. Occasioni come questa – ha concluso l’assessore – sono importanti anche per essere fisicamente vicini alle famiglie, alle associazioni e agli enti locali che, insieme alla Regione, portano avanti questo progetto”.
Dopo questi bimbi, a dicembre ne arriveranno altri 40 che saranno ospitati dall’Associazione Polivalente 87 (Modena).

Il progetto regionale Chernobyl

Dal 1996 ad oggi sono circa 10 mila i bambini ucraini e bielorussi, tra i 9 e i 14 anni, arrivati in Emilia-Romagna grazie al “Progetto di accoglienza dei bambini di Chernobyl” promosso dalla Regione in collaborazione con le associazioni Anpas Emilia-Romagna, Polivalente 87 e G. Pini, Fondazione Aiutiamoli a Vivere e Verso Est (che raccoglie alcuni comitati ex Legambiente). 

Il progetto prevede l’organizzazione di soggiorni temporanei per bambini provenienti dalle zone di Bielorussia e Ucraina contaminate dall’incidente nucleare di Chernobyl.

Nel corso del periodo di accoglienza, la Regione offre gratuitamente gli specifici accertamenti diagnostici (con visite pediatriche ed ecografie alla tiroide) per verificare le condizioni di salute dei piccoli ospiti. 
Per garantire a tutti i bambini delle zone contaminate le stesse opportunità di soggiorno, il progetto della Regione prevede che la permanenza in Italia non possa protrarsi per più di due mesi in un anno per ciascun minore e per non più di tre anni consecutivi. L’obiettivo è far trascorrere ai bambini un periodo di vacanza con attività organizzate per loro, ma anche sottoporli ad esami dignostici.
Per il periodo di permanenza in Emilia-Romagna, i bambini (e un accompagnatore ogni 15 minori) vengono iscritti al Servizio sanitario nazionale così da facilitare e rendere ancora più rapida la realizzazione di qualsiasi intervento medico. Il cancro alla tiroide è, infatti, assieme a quelli ai polmoni e alla vescica, la malattia più frequente tra i bambini provenienti dalla zona di Chernobyl. Un mese di soggiorno in ambienti non contaminati consente l’abbattimento fino al 50% dei valori di cesio assorbito, riducendo così la possibilità di insorgenza di forme tumorali.