“Per quanto riguarda le carceri l’Emilia Romagna è una delle regioni fuorilegge”. E’ quanto dichiarato da Giovanni Battista Durante del Sappe (sindacato polizia penitenziaria), dopo la presentazione della relazione annuale sulla situazione degli istituti detentivi. In particolare le carceri dell’Emilia-Romagna, tra le quali anche quello di Piacenza, sono al secondo posto in Italia (dopo quelle pugliesi) per il tasso di sovraffollamento: i detenuti in regione sono, infatti, 4.373 a fronte di una capienza regolamentare di 2.394. Il che significa un indice di sovraffollamento pari al 182% (con il dato medio nazionale al 150%).
Per questa e molte altre ragioni, i detenuti delle Novate si sono uniti idealmente alla protesta condotta dal radicale Marco Pannella (che sta attuando lo sciopero della fame).
A confermarlo sempre Giovanni Battista Durante del Sappe, il quale ha spiegato: “ieri sera hanno iniziato a battere le pentole contro le porte blindate e poi hanno iniziato a buttare nei corridoi i generi alimentari che tenevano nelle celle”. La protesta, iniziata in maniera pacifica, come quella al carcere di Bologna, a Piacenza sembra essere degenerata. Per questo Durante ha paventato il rischio di conseguenze disciplinari: “noi ci auguriamo che se protesta ci dev’essere continui, ma civilmente. Ma la situazione ci mette in allarme perché come polizia dobbiamo intervenire, con le conseguenze che prevede l’ordinamento penitenziario”.
IL COMUNICATO DELLA REGIONE EMILIA ROMAGNA:
Le carceri dell’Emilia-Romagna sono al secondo posto in Italia (dopo quelle pugliesi) per il tasso di sovraffollamento: i detenuti in regione sono, infatti, 4.373 a fronte di una capienza regolamentare di 2.394, il che significa un indice di sovraffollamento pari al 182,5% (con il dato medio nazionale al 150,95%).
E’ quanto emerge dalla relazione annuale, prevista dalla legge regionale n.3 del 2008 “Disposizioni per la tutela delle persone ristrette negli Istituti penitenziari della regione Emilia-Romagna”, presentata oggi in Giunta dall’assessore regionale alle Politiche sociali Teresa Marzocchi.
La relazione, che sarà discussa nei prossimi giorni dalla Commissione consiliare “Politiche per la Salute e Politiche Sociali”, dice anche che se a livello nazionale, il 36,7% della popolazione carceraria è rappresentata da stranieri, in Emilia-Romagna la percentuale aumenta in modo considerevole arrivando al 52,4%.
“La situazione è gravissima”, sottolinea Marzocchi. “La Giunta dell’Emilia-Romagna se ne è fatta carico con progetti dentro e fuori dalle carceri ma, in attesa degli altri provvedimenti necessari, chiediamo al Governo interventi di sostegno immediato perché occorre personale e mancano le risorse anche solo per la manutenzione ordinaria”.
In particolare, ricorda l’assessore, “abbiamo firmato l’intesa con il Commissario delegato all’attuazione del piano nazionale delle carceri, Franco Ionta, affinché i mille posti aggiuntivi previsti siano utilizzati per allentare il sovraffollamento delle strutture esistenti, favorire la piena applicazione del principio generale di territorializzazione della pena e realizzare un nuovo ospedale psichiatrico giudiziario. Sono interventi importanti, ma occorrono fin da subito anche le risorse per gestire l’emergenza attuale”.
Le politiche sociali regionali per il carcere
Già nel 2010 il lavoro della Regione si è concentrato su una trentina di interventi per rispondere alle gravissime condizioni di sovraffollamento in cui versano tutte le carceri presenti sul territorio emiliano-romagnolo e con l’obiettivo di assicurare il rispetto dei diritti fondamentali delle persone durante la detenzione e favorirne il reinserimento nella società.
Le somme totali messe a disposizione dal Programma Carcere della Regione per il 2010 ammontano a 500 mila euro, cui si aggiungono una quota di co-finanziamento da parte dei Comuni pari a quasi 300 mila euro e i 520 mila euro del Fondo sociale europeo.
In particolare sono stati assegnati contributi ai Comuni sede di carcere per creare sportelli informativi per i detenuti, per l’accompagnamento socio-lavorativo delle persone e per il miglioramento della qualità della vita di chi è in carcere. Tra le attività, tre progetti sperimentali hanno riguardato la Casa del Perdono gestita dall’Associazione Papa Giovanni XXIII, le strutture Don Dino Torreggiani e Primo Maggio affidate alla Cooperativa L’Ovile e la Casa Zacchera gestita dalla cooperativa Sadurano Salus. /BG