Patto d\’Accoglienza: attesi a Piacenza altri 27 profughi

Oltre al cibo, all’alloggio e ai vestiti, anche l’orientamento, l’informazione legale, la mediazione linguistica culturale. Così come l’accompagnamento ai servizi socio-sanitari, educativi e di integrazione sociale, compreso l’insegnamento della lingua italiana, e i tirocini formativi. Da una prima accoglienza “emergenziale” si passa quindi a una più personalizzata, secondo un vero e proprio patto con cui si specificano gli “interventi minimi” che devono essere garantiti dalle strutture a chi richiede la protezione internazionale. E’ quanto ha stabilito la cabina regionale di regia con un apposito documento di indirizzo. 
“Accogliere queste persone e dare loro strumenti perché si possano inserire nei territori. Questo è il nostro obiettivo – ha sottolineato oggi, Giornata mondiale del rifugiato, l’assessore regionale alle Politiche sociali Teresa Marzocchi – . Abbiamo voluto collegare la ricorrenza del 20 giugno con l’attualità: presentiamo il ‘patto’ per l’accoglienza, con cui ospitiamo persone che entrano in un percorso. Persone a cui proponiamo la sperimentazione di tirocini formativi e di orientamento, con copertura assicurativa; ma anche l’inserimento, in questi primi sei mesi, in attività di volontariato: pensiamo – ha concluso l’assessore – possa essere un’esperienza molto utile sia per le persone accolte, che per la società che li accoglie”.
“Da metà aprile a oggi sono circa mille le persone accolte in Emilia-Romagna, nell’ambito dell’accordo nazionale per la gestione dell’emergenza libica – ha ricordato l’assessore alla Protezione civile Paola Gazzolo – . Con i nuovi arrivi di questa settimana supereremo i 1100 migranti; siamo dunque già nella seconda fase di accoglienza del piano nazionale, che per l’Emilia-Romagna prevede il raggiungimento di una quota massima di 1520 persone. Stiamo rispettando l’obiettivo dell’accoglienza ‘diffusa’ su tutto il territorio; accoglienza che – ha concluso l’assessore – , grazie agli enti locali e alle strutture, viene gestita senza creare tensioni, in modo umano ed efficiente”. 
Sulla base dei criteri stabiliti dalla cabina di regia regionale e delle intese con le Province e i Comuni, in raccordo con le Prefetture, sono state individuate le strutture di accoglienza appositamente convenzionate (oltre 100, in circa 75 Comuni) e le rispettive destinazioni. Accanto alla rete dei Comuni Sprar, dunque – già consolidata da tempo, presente in Emilia-Romagna in tutte le province per circa 300 posti complessivi – per far fronte ai nuovi arrivi è stata attivata una rete regionale con strutture pubbliche e private, della Caritas, degli enti diocesani e dell’associazionismo del terzo settore. Una rete ampia, coerente con la scelta della Regione Emilia-Romagna e degli enti locali di distribuire in modo equilibrato le presenze. Con questa rete ora si concorda di garantire – oltre all’accoglienza già in essere – gli “interventi minimi”, individuati dalla cabina regionale di regia, che possono essere ricompresi nel contributo massimo giornaliero di 40 euro lordi a beneficiario. Sarà l’Agenzia regionale di protezione civile – soggetto attuatore per la gestione di tutte le attività di accoglienza in Emilia-Romagna dei migranti dal nord Africa richiedenti asilo oppure titolari del permesso temporaneo (articolo 20 Testo Unico in materia d’immigrazione) – a tradurre operativamente nei prossimi giorni il documento di indirizzo della cabina di regia, anche attraverso le apposite convenzioni già stipulate con gli enti locali e il terzo settore.
Saranno quindi le strutture di accoglienza, in accordo con gli enti locali del territorio, a condividere (in qualità di “soggetto gestore”) e a sottoscrivere con i migranti il “patto”, in cui si impegnano a garantire l’accoglienza e gli interventi minimi, mentre i beneficiari a loro volta assicureranno una permanenza attiva e partecipativa. Le strutture comunicheranno periodicamente all’Agenzia regionale di protezione civile gli interventi realizzati e le spese sostenute.

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