Concorrenza sleale nei pubblici esercizi, le regole ci sono e vanno rispettate. A lanciare il monito la Fipe (Federazione italiana pubblici esercizi) che segnala il diffondersi di pizzerie, panetterie ed esercizi artigiani che offrono la possibilità di consumo sul posto, senza avere i requisiti di pubblico esercizio. Questo fenomeno, commenta Cristian Lertora Presidente prov.le della FIPE, non fa altro che accentuare la situazione già critica per il periodo storico delle aziende che, al contrario, hanno tutti i requisiti in regola per garantire ai clienti il servizio bar.
Di seguito il comunicato stampa emesso dalla Fipe:
<< Non basta la grave crisi che sta colpendo le nostre aziende ora anche la concorrenza sleale di coloro che pur non avendo la qualifica di pubblico esercizio si comportano come tale, questa situazione non deve continuare, le regole valgono per tutti, per noi come per loro>>. Questa la posizione del Presidente della FIPE Cristian Lertora, l’Associazione che raggruppa i locali e i ristoranti aderenti all’Unione Commercianti, nei confronti di tutte quelle realtà, vedasi ad esempio pizzerie d’asporto, panetterie ecc., che operano al di fuori delle regole e che di fatto si comportano come veri e propri bar. << Sempre più spesso gli associati si rivolgono a noi per lamentare di comportamenti scorretti tenuti da locali che non hanno i requisiti di pubblico esercizio. La mia critica – precisa il Presidente Lertora – non vuole certo essere rivolta a tutti coloro che operano in questi settori. La maggior parte, ne sono certo, rispetta le regole e si attiene a quanto stabilito dalla legge, ma molti altri operano come pubblici esercizi pur non avendone le caratteristiche. Non voglio – sottolinea il Presidente Lertora – che queste mie affermazioni suonino come l’ennesimo esempio di difesa di una casta ma come l’invito a far rispettare le regole che ancora esistono, così come a noi viene richiesto di rispettare quelle che ci riguardano. Non trovo infatti corretto che ci siano soggetti che “infischiandosene” di quanto stabilito si mettono ad operare indiscriminatamente pur non avendone i requisiti, requisiti magari acquistati con fatica dai titolari dei locali pubblici. Mi riferisco, ad esempio, alla qualifica SAB, riconoscimento indispensabile per coloro che vogliono svolgere la nostra attività e che garantisce al consumatore che l’esercente, dal quale sta acquistando il prodotto, si è sottoposto ad un corso nel quale ha appreso una serie di regole in materia di igiene e sanità (solo per citare un argomento di lezione). << Voglio ricordare – precisa Lertora – ciò che è consentito e ciò che non lo è. Per coloro ai quali è consentita la vendita sul posto, mi riferisco ad esempio alla pizzerie d’asporto, alle piadinerie, alle panetterie ecc., è ammessa esclusivamente la vendita di prodotti di gastronomia frutto del loro operato (o generi di panificazione di propria produzione, nel caso dei panificatori artigianali) ma non anche la vendita di bevande alcoliche ed analcoliche o di frutta o dolci (o di generi di gastronomia diversi da pane e pizze per i panificatori). Inoltre, non possono essere utilizzati spazi ed aree pubbliche, tavoli, sedie, tovaglie o stoviglie riutilizzabili ma solo mensole e simili piani di appoggio, stoviglie a perdere e non deve essere prestato alcun servizio aggiunto alla consegna del prodotto>>.
<< Se per aprire un bar – continua il Presidente Lertora – esistono delle regole alle quali dobbiamo sottostare, non comprendo come mai ci debbano essere i soliti “furbetti” che se ne fregano e aprono indiscriminatamente senza che nessuno intervenga. Chiedo alle forze dell’ordine e a quanti sono deputati al controllo di questi soggetti, di operare insieme a noi perché coloro che si comportano in maniera scorretta vengano ripresi e richiamati al rispetto delle regole. Nessuno vieta loro di esercitare l’attività di somministrazione, basta che lo facciano, come tutti noi, seguendo le normative previste>>.