Piacenza fa un altro passo in direzione di un’acqua più buona e salutare. Oggi pomeriggio la commissione 2 ha dato il via libera al progetto di connessione tra l’acquedotto di Campo Pozzi (che “pesca” in una falda di primissima qualità) a Mortizza e la rete cittadina.
Un tubo con diametro di 700 millilitri permetterà di far arrivare gradualmente in tutta la città acqua con un bassissimo contenuto di nitrati, migliorando così la qualità già buona di quella esistente.
Voto favorevole è stato dato dal Partito Democratico, dalla lista civica per Pc con Reggi, dall’Api, da Bruno Galvani (misto) e dall’Udc. Sandro Ballerini (misto) non ha partecipato al voto, mentre Pdl, Pc Comune e Carlo Mazza si sono astenuti.
Si tratta di un tracciato piuttosto lungo, oltre 5 chilometri, suddiviso in due tronconi: circa 3 chilometri per collegare Mortizza a Borgoforte (dove c’è una stazione di pompaggio) e quasi 2,7 da Borgoforte all’allaccio con la rete cittadina praticamente in zona via dei Pisoni dove verrà sfruttato uno scavo già esistente che passa sotto i binari. Il costo del progetto è di circa 5 milioni di euro (per metà finanziati dalla Regione, per metà dalla Agenzia d’ambito) e l’avvio dei lavori è previsto per la fine del prossimo autunno.
Come ha spiegato l’assessore alle Opere Pubbliche Ignazio Brambati la volontà è quella di «completare il collegamento entro l’estate del 2012». L’intera realizzazione, assommata all’entrata in funzione dei 15 impianti di Campo Pozzi, permetterà via via di dismettere i pozzi che si trovano nella periferia della città che pompano acqua con un livello di nitrati piuttosto alto. In via di definizione, grazie anche all’intervento di Iren (che effettuerà l’opera), gli accordi con 68 dei 70 proprietari dei terreni sotto cui passerà l’allaccio (saranno aree non edificabili).
Nel corso della commissione il consigliere del Pd Mario Bulla ha chiesto chiarimenti su come tale progetto possa conciliarsi con il contenuto della mozione approvata lunedì in Consiglio comunale. In tale mozione, presentata da Rifondazione comunista, si chiedeva di sfruttare i lavori per allargare lo scavo e inserire un altro tubo più piccolo. Ciò permetterebbe di sfruttare quell’acqua industriale depurata (ad esempio per innaffiare aree verdi) che oggi viene gettata in Po ad un ritmo di 350 litri al secondo «E’ un’occasione che non possiamo permetterci di perdere – ha ribadito Brambati – Se non la cogliamo dovremo aspettare diverse generazioni».