Il consumo di suolo è a tutti gli effetti un allarme europeo e l’Italia, restringendo il campo l’Emilia Romagna, non ne è esclusa. I dati emersi da uno studio pubblicato dall’Ue, presentato oggi a Bruxelles, comunicano la cementificazione di 275 ettari di terreno al giorno dal 1990 al 2000, a livello mondiale. Si tratta di un’altissima percentuale di terreno coperto da materiali impermeabili, per la costruzione di strade, parcheggi e edifici.
Tra le regioni più cementificate sono Olanda, alcune zone della Francia, Polonia, Estonia, Slovenia e otto province italiane Piacenza, Parma, Vercelli, Lodi, Verona, Campobasso, Matera, Catanzaro.
La pianura padana quindi risulta essere nell’occhio del ciclone e per quanto riguarda la provincia di Piacenza occupazione di suolo è passata da una media di 163 ettari l’anno fino al 2003, a 253 ettari l’anno dopo il 2008.
Ogni giorno in Emilia Romagna spariscono 8.4 ettari di terreno agricolo, da qui il monito dell’Unione Europea a rallentare assolutamente l’espansione urbana. I rischi più gravi sono il pericolo di inondazioni, la disponibilità di terreni fertili e riserve idriche per le generazioni future.
A livello regionale la legge urbanistica 20 del 2000, prevede che il consumo di nuovo territorio possa essere effettuato solo se non vi siano alternative. Molte amministrazioni comunali hanno però continuato a portare delle varianti ai piani regolatori, per aumentare le entrate legate agli oneri di urbanizzazione.
“La Regione dal canto suo intende incentivare gli strumenti di riqualificazione urbana, gli interventi sul costruito” dichiara l’ass. reg. all’Ambiente e alla riqualificazione urbana Sabrina Freda “Negli ultimi band bandi era possibile candidare una proposta solo se rientrava all’interno della città consolidata e da settembre intendiamo incentivare le nuove proposte che colleghino le zone periferiche della città con il centro urbano”.
“È chiaro che c’è ancora tanto da fare” commenta ” e penso siano necessarie le prese di responsabilità degli amministratori e una nuova sensibilità dei cittadini”
“I dati recenti sui nuovi psc, mostrano un trend di consumo di suolo sia per il residenziale che per fini produttivi, che non rispecchia l’aumento della popolazione, né specifiche esigenze, tanto da far ipotizzare un’espansa bolla speculativa” conclude Laura Chiappa di Legambiente “è necessario invertire questa tendenza, perché smettere di consumare suolo non significa fermare l’economia, bensì crearne di virtuosa”