Obbligato a chiudere dopo le ore 21, il Dubliners Irish Pub di Piacenza, sabato 28 maggio festeggerà non tanto il suo funerale, quanto quello del centro storico piacentino e dal 1 giugno (data di scadenza del permesso serale) verrà sancito il nuovo coprifuoco cittadino. Imposto da privati, ma con poche resistenze da parte dell’amministrazione comunale. La scelta è nata dal proprietario del palazzo che, dopo l’ultima ristrutturazione, ha deciso di aumentare il canone d’affitto ai gestori del locale, i quali, vistisi con le mani legate, sono stati costretti a contrattare uno sconto a discapito dell’orario di apertura serale. “Abbiamo dovuto accettare di chiudere alle 21”, ha dichiarato Edoardo Cassinari, uno dei gestori dell’Irish “perché non venga arrecato disturbo ai nuovi condomini dello stabile”. Questa la giustificazione con la quale la proprietà ha costretto alla chiusura anticipata l’unico ritrovo giovanile rimasto in centro e per il quale è stata addirittura indetta una raccolta firme: oltre mille, non solo di ragazzi, ma anche dei tanti professionisti che durante il giorno lavorano nel centro e la sera si rilassano ai tavoli dell’Irish. La chiusura anticipata appare come un paradosso, visto che da anni l’amministrazione comunale invita i piacentini e vorrebbe attirare i turisti a frequentare le bellezze che si trovano all’ombra del Gotico, ma dove, purtroppo, da anni, la morìa di locali sta facendo perdere ogni appeal, non solo per i più giovani, in una città che dopo le nove di sera somiglia più ad un museo a cielo aperto che ad un ridente comune a cavallo tra l’Emilia Romagna e la Lombardia. “Il servizio serale dei locali viene considerato superfluo”, ha detto sempre Edoardo a denti stretti “ma c’è da aver paura a girare la notte in zona. Non c’è più un locale aperto, ormai è un deserto”. La chiusura anticipata di un pub (che costringerà a lasciare a casa alcuni dipendenti), in un periodo dove chiudono interi stabilimenti anche nella Provincia di Piacenza (vedi Berni di Gragnano), può non sembrare un grave danno per la società. Che però, oltre a sentirsi spogliata del primo diritto sancito dalla Costituzione: il lavoro, ora rischia di perdere anche la peculiarità che nel mondo viene da sempre associata all’Italia: il sorriso. E così, dopo aver ricordato l’importanza storica dell’Irish pub, nel quale almeno due generazioni di piacentini hanno “fugato” da scuola o dove le serate sono state passate in compagnia e musica, che le parole di Edoardo si fanno involontariamente inquietanti: “così si rischia che i giovani non frequentino più il centro di Piacenza e vadano verso la periferia. E questo vuol dire utilizzare la macchina…”. Si, perché l’Irish è da anni un centro aggregativo, che va al di la del ceto sociale, che ha unito e unisce avvocati, studenti, politici, artisti e, perché no, qualche perditempo. Ma la sua posizione strategica, a pochi passi dal teatro Municipale e dal Filodrammatici, dalla galleria d’arte Ricci Oddi e dal cinema Politeama, ma anche dal Comune e dalla Provincia, ha sempre permesso la vicinanza di mondi diversi, ma tutti rappresentativi della società piacentina. E’ qui che l’assordante silenzio della politica sembra riecheggiare ancor più forte. “Abbiamo chiesto se potevamo iscriverci come bottega storica, ma non c’era la possibilità” ci ha riferito Edoardo, che ha poi aggiunto: “sappiamo che l’amministrazione non è contenta della nostra chiusura perché porterà numerosi problemi, ma non eravamo per niente tutelati”. L’Albo delle Botteghe storiche, infatti è nato a Piacenza, per volere dell’amministrazione guidata da Roberto Reggi, nel 2009 ma ha previsto alcuni steccati difficilmente superabili. Il primo dei requisiti richiesti – per esempio – è il tempo di apertura dell’attività (50 anni per i negozi o 25 per i pubblici esercizi che riportino la dicitura “osteria”). Così sabato 28 maggio, aderendo all’iniziativa 7Pm (apertura dalle 19 delle danze con aperitivi e musica) del Collettivo 51, il tanto amato locale dei piacentini festeggerà il suo “Irish pub feneral party”, per il quale i gestori hanno assicurato: “immaginando che vi sarà una grande affluenza di gente ci siamo attrezzati per chiudere la via al traffico e ad ingaggiare un servizio di sicurezza. Speriamo di fare una gran festa perché il locale merita un giusto saluto”. Parafrasando la canzone di Vasco Brondi: “cosa racconteremo ai figli che non avremo, di questi cazzo di anni zero?”. Di sicuro non di un centro storico a Piacenza in cui possano ritrovarsi a bere una birra dopo il lavoro. Sperando ne abbiamo ancora uno.