Venerdì 13 maggio 2011, per “Thank God It’s Friday”, al Milestone di via Emilia Parmense 27, sede del Piacenza Jazz Club, ritornano The Waiters; i popolarissimi “camerieri” del blues e del soul sono in formazione completa: Alessandro Maini alla voce, Giovanni Guerretti al pianoforte, Antonio Quero alla tromba, Andrea Zermani al saxofono, Stefano Sarchi alla chitarra, Marco Guadagnuolo al basso e Marco Bianchi alla batteria. Il concerto inizierà alle ore 22.30, ma prima che i musicisti salgano sul palco, Antonio Cerreto intervisterà Roberto Barocelli in veste di scrittore, nella presentazione del suo primo libro “Protocorpi si nasce…” (edizioni L.I.R. Piacenza). L’ingresso sarà libero con tessera Piacenza Jazz Club o Anspi già dalle 20.30 e sarà possibile, come di consueto, prenotare tavoli solo se si cena nel club (prenotazioni al n.345.7404041).
Marzo 1999: le vette delle classifiche musicali sono da tempo prerogativa quasi esclusiva di produzioni discografiche mirate a soddisfare la moda del momento. In questo contesto, alcuni amici iniziano a suonare insieme con l’unico scopo di coltivare la comune passione per il blues, il soul e la musica nata negli ambienti afroamericani degli anni ’60 e ’70. Incoraggiati da uno sparuto gruppo di ascoltatori, decidono di proporre al pubblico la loro idea musicale, ispirata da artisti quali Bobby “Blue” Bland, Mighty Sam McClain, Johnny Adams, Lou Rawls, Solomon Burke, nonché dall’importante operazione di revival attuata dalla Blues Brothers Band già dagli ultimi anni ’70. Si tratta, in concreto, di interpretare il repertorio classico adeguandosi alle sonorità ormai adottate dai predetti artisti contemporanei. Il repertorio oggi proposto comprende brani di Otis Redding, Wilson Pickett, Isaac Hayes, Solomon Burke, James Brown, Mighty Sam Mc Clain, Stevie Wonder di cui alcuni portati al successo anche da Sam & Dave e The Blues Brothers. Che presentino il set da ascolto o quello più ballabile, The Waiters offrono sempre uno spettacolo basilare e senza orpelli, che bandisce effetti speciali e basi registrate; anche il dialogo con il pubblico è limitato all’essenziale: il gruppo, infatti, desidera regalare un’emozione lasciando che a parlare sia solo il linguaggio universale della musica, quella soul music che, come dice il nome, viene dall’anima e nell’anima lascia l’eco delle sue vibrazioni. La formazione del gruppo, dunque, doveva seguire il modulo standard nel quale era d’obbligo la presenza di una sezione fiati; questa, inizialmente, era composta solo da sax alto e sax tenore. Il debutto della band – con il nome Watermelon Boys – avvenne una piovosa sera di novembre presso un ristorante della provincia pavese. La divisa scelta contemplava un classico soul look: pantaloni e cravatta nera, camicia bianca. Prima dell’esibizione, un avventore, evidentemente tratto in inganno dall’abbigliamento, si rivolse a un componente della band ordinando una pizza. L’equivoco ispirò la modifica del nome che da allora fu The Waiters (i camerieri). Dopo qualche tempo la sezione fiati si arricchì di una tromba raggiungendo, così, l’assetto ideale. L’organico, che nel corso degli anni ha contemplato vari avvicendamenti, oggi consta di sette elementi.