Figli di stranieri e cittadinanza italiana: iniziative in Emilia Romagna

Negli ultimi anni oltre un quinto dei nuovi nati in Emilia-Romagna ha entrambi i genitori non italiani. Si tratta di bambini destinati a frequentare l’asilo e la scuola a fianco dei coetanei figli di italiani, a crescere nella stessa società e dimensione. Con una differenza fondamentale, però: i figli di genitori stranieri potranno chiedere la cittadinanza italiana solo al raggiungimento del diciottesimo anno d’età e a condizione che abbiano risieduto in Italia senza interruzioni dalla nascita, rischiando per di più di perdere definitivamente questo diritto se non lo eserciteranno nei dodici mesi successivi. Questo perché la legge italiana non applica lo “ius soli”, in base al quale è cittadino originario chi nasce sul territorio dello Stato, bensì lo “ius sanguinis”, secondo cui la cittadinanza è trasmessa da genitore a figlio.

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In Italia (fonte Istat) i ragazzi con entrambi i genitori stranieri nati nel 1994 (e che diventeranno quindi maggiorenni l’anno prossimo) sono 11.817; quelli che compiono i 18 anni quest’anno (classe 1993) sono 9.972, e i 19enni (nati nel 1992) sono 8.745. Per quanto riguarda l’Emilia-Romagna i nati nel 1994 con entrambi i genitori stranieri (e quindi 17enni) sono 750, i ragazzi che diventano maggiorenni quest’anno (nati nel 1993) 527 e quelli che lo sono diventati l’anno scorso (i nati nel 1992) 409. Si tratta di dati destinati indubbiamente ad aumentare nel tempo.

La Regione Emilia-Romagna, attraverso la collaborazione tra gli assessorati alle Politiche sociali, Scuola e Università, Cultura, ha deciso di sensibilizzare i neo-maggiorenni sul loro diritto a diventare cittadini italiani sostenendo la diffusione nelle scuole e con la rete regionale antidiscriminazione di “18 Ius soli”, film documentario del regista  italo-ghanese Fred Kudjo Kuwornu, nato e cresciuto a Bologna. Assistente del regista americano Spike Lee, vincitore del Premio Gianadrea Mutti per la sceneggiatura, Kuwornu racconta le storie di alcuni “nuovi italiani”, figli di genitori immigrati ma nati e cresciuti in Italia, e al tempo stesso promuove il dibattito legislativo e culturale sulla cittadinanza e i diritti. “18 Ius soli”, prodotto in collaborazione con l’Associazione Amici di Giana, verrà proiettato in prima assoluta a Reggio Emilia (dove è stato in parte girato) il 28 aprile alle 11.30 in occasione della fiera “Cittadini del mondo”. La Regione avvierà inoltre una collaborazione con l’Ufficio scolastico regionale articolata in due tappe: tra settembre e ottobre 2011 ci sarà una serie di proiezioni pubbliche del film per gli studenti delle secondarie di secondo grado, con la presenza del regista; verrà inoltre predisposto materiale didattico a supporto dei docenti che, nell’ambito dell’insegnamento “Cittadinanza e costituzione” (introdotto con la legge 169/2008), utilizzeranno “18 Ius soli” in classe.

 

L’Anci Emilia-Romagna, dal canto proprio, invierà una lettera, a firma del presidente Daniele Manca, ai sindaci di tutte le città con un invito ad adottare le forme e le modalità più opportune per informare i giovani di origine straniera residenti nel Comune “rispetto a un diritto esigibile che li potrebbe trasformare da cittadini di ‘fatto’ a cittadini di diritto”. Al messaggio del presidente Anci Emilia-Romagna verrà allegato a sua volta un fac simile di lettera che i sindaci potranno spedire ai ragazzi, invitandoli a rivolgersi all’Ufficio di stato civile del Comune.

 

 

www.18-ius-soli.com

“Ius soli” e “ius sanguinis”: le differenze tra i Paesi dell’Ue

Le procedure e le condizioni per l’acquisizione della cittadinanza cambiano sensibilmente nei diversi Paesi dell’Ue e sono tuttora in trasformazione. In Paesi come Italia, Danimarca, Grecia e Austria, per esempio, richiedere la cittadinanza per residenza è possibile solo dopo 9-10 anni di iscrizione all’anagrafe, così come non è automatico ma, anzi, difficoltoso ottenerla anche se si è nati nel territorio del Paese ma da genitori stranieri. Nel caso dell’Italia, la legge 91/1992 attualmente in vigore prevede che il figlio di stranieri nato qui possa presentare domanda di cittadinanza una volta diventato maggiorenne, entro un anno e a condizione che abbia risieduto in Italia senza interruzioni dalla nascita. Non vale quindi – come succede in Francia – il “doppio jus soli”, che facilita l’ottenimento della cittadinanza per chi nasce sul territorio nazionale da stranieri a loro volta nati sullo stesso territorio, e non ci sono facilitazioni per chi nasce sul territorio nazionale da stranieri residenti (caso della Germania). In altri Paesi (Irlanda, Belgio, Portogallo e Spagna), dove la residenza richiesta per ottenere la cittadinanza comporta sempre un numero elevato di anni (dai 7 anni del Belgio ai 10 di Portogallo e Spagna) le norme sono più “morbide” nel caso di nascita nel Paese. In Irlanda, per esempio, i nati nel Paese da genitori stranieri possono ottenere la cittadinanza se uno dei genitori ha un permesso di residenza permanente o ha risieduto regolarmente nel Paese per almeno tre anni prima della nascita del figlio. In Italia il dibattito sulla normativa per la cittadinanza è in corso da anni, con varie proposte di legge presentate. Il testo unificato già approvato dalla commissione Affari costituzionali prevede un inasprimento della normativa sulla naturalizzazione, che resta comunque fondata soprattutto sullo “jus sanguinis”.

Fonti: www.asgi.it  –  www.dossierimmigrazione.it