La “Fondazione emiliano romagnola per le vittime dei reati” si è presentata oggi ad istituzioni, forze dell’ordine, mondo economico e associazionismo piacentino. Assente annunciato il suo presidente, Sergio Zavoli, per il quale ha fatto le veci la direttrice Lucia Biavati. Per iniziativa dell’assessorato alla sicurezza di Maurizio Parma, in sala consiliare di palazzo Garibaldi sono stati spiegati genesi e iniziative di questa Fondazione. Invitati tutti sindaci e delegati di giunta alle politiche sociali dei comuni piacentini, istituzioni, forze dell’ordine, associazioni sindacali e di categoria, mondo del volontariato e di promozione sociale al completo. La “Fondazione emiliano-romagnola per le vittime dei reati” è una struttura senza fini di lucro nata nel 2004 con l’obiettivo di fornire sostegno a coloro che sono rimasti vittime dei reati più gravi, ossia quelli che causano la morte o danni gravissimi alle persone e ai loro familiari. La Provincia e il Comune di Piacenza vi partecipano come soci fondatori (insieme a Regione, Province e Comuni di Bologna, Ferrara, Forlì, Modena, Parma, Ravenna, Reggio Emilia e Rimini). “Siamo un Paese – scrive Zavoli nella brochure illustrativa che è stata distribuita in Provincia in occasione dell’incontro – che nella sua storia ha avuto più di un motivo per coltivare il sentimento della condivisione e persino della fratellanza; e quanto più sembrino decaduti i costumi e indebolite le virtù, singole e collettive, forse per risarcirci di colpevoli cedimenti, tanto più esprimiamo, con le leggi volute dalla sensibilità del territorio, il senso della comunità, cioè del mettere in comune le risorse del civismo”. Il parlamentare ha sottolineato nel suo scritto che la nascita della Fondazione non è dettata solo da “un moto dell’anima”, ma anche da “quello spirito di cittadinanza che impegna a riconoscersi nella vita altrui quando si è raggiunti da una inerme e dolente richiesta di aiuto”. “Si chiama, semplicemente, solidarietà – precisa Zavoli – ed è una prima, contingente, risposta della famiglia sociale al disagio, alla precarietà e al dolore di quanti hanno appena patito un’offesa nel corpo e nella mente”.