Le quotazioni dei cereali schizzano alle stelle e le imprese sono nell’impossibilità di governare i prezzi, determinati dal mercato mondiale. Le fluttuazioni anomale sui mercati internazionali delle commodity agricole vanno ormai di pari passo con quelle dei mercati finanziari e sono ora – ricorda Confagricoltura – condizionate dalla reazione negativa agli accadimenti in Nord Africa e Medio Oriente. Subiamo fortemente, più che beneficiarne, le oscillazioni e le criticità. L’Italia è deficitaria di generi alimentari strategici, come cereali e carni, il dato è evidenziato anche dati ISTAT sui prezzi al consumo definitivi dei beni alimentari non lavorati, che, a gennaio, sono aumentati dell’1,8% rispetto a dicembre 2010 e del 2,7%. “Un certo andamento dei mercati sta dando ragione al nostro settore, ma le previsioni di semina segnano una flessione per i cereali ed il comparto zootecnico non sembra poter uscire a breve dalla crisi in cui versa.” – commenta Luigi Sidoli Direttore di Confagricoltura Piacenza. I rincari che si registrano sono dovuti soprattutto al rialzo ai massimi storici dei prezzi delle commodity su scala mondiale ed in particolare alle forti tensioni in atto sul mercato cerealicolo, dove, come ha evidenziato Ismea, in un solo mese i prezzi sono saliti mediamente del 10,5%, con punte del 19,8% per il frumento duro. Anche se andrebbe correttamente ricordato che i prezzi medi dei cereali in Italia all’inizio del 2010 erano praticamente quelli di dieci anni prima. “Quanto alle previsioni di semina – spiega Sidoli – le piogge autunnali hanno costretto gli agricoltori ad una contrazione delle superfici destinate e cereali, non abbiamo ancora i dati precisi mi stimiamo una forte flessione sui frumenti: dal 15 al 25% per il grano tenero, con una contrazione anche del 25% per il grano duro. Oltre alle condizioni meteo avverse – prosegue Sidoli – ha probabilmente influito anche l’esperienza di qualche anno fa che aveva visto le quotazioni dei cereali salire per poi registrare il crollo quando il frumento era in campo per un eccesso di offerta. La schizofrenia dei prezzi ha fatto sì che non ci fosse alcuna previsionalità sul trend delle quotazioni”. Secondo Confagricoltura Piacenza le superfici ad orzo dovrebbero risultare sostanzialmente stabili, mentre, è ancora presto per verificarlo, dovrebbe esserci un aumento per il mais. “Resta l’incognita del pomodoro – commenta Sidoli – di cui, dato il prezzo pattuito, si prevede una contrazione delle superfici, al contempo- conclude Sidoli – l’alternativa dell’agroenergia non si sta mostrando tale e le superfici a colza e soia, ancorché in aumento, sono in termini assoluti comunque ridotte”.