Venerdì 25 febbraio alle ore 21 al cinema President in via Manfredi 30 a Piacenza è in programma la serata “Il sale della terra. Essere cristiani nel mondo”.
L’iniziativa, promossa dal settimanale “Il Nuovo Giornale”, mette a confronto il vescovo mons. Gianni Ambrosio, il direttore del quotidiano “Avvenire” Marco Tarquinio e Carlo Castagna, protagonista, suo malgrado, della strage di Erba avvenuta nel dicembre 2006.
“Al centro del talk show, ci saranno le domande più pressanti che interrogano ogni persona anche a partire dall’esperienza della fede – dice don Davide Maloberti, direttore del Nuovo Giornale: la mancanza di speranza nel futuro, l’educazione e il ruolo delle diverse agenzie educative, la crisi delle famiglie, il disorientamento dei giovani e degli adulti, le questioni etiche legate alla vita che nasce e che muore, i cattolici e la politica, i grandi cambiamenti culturali di oggi”.
“Di educazione – aggiunge – parlerà soprattutto il vescovo Ambrosio che ha collaborato alla stesura del recente documento della Chiesa italiana «Educare alla vita buona del Vangelo». Mons. Ambrosio è anche presidente della Commissione episcopale per l’educazione cattolica, la scuola e l’università. L’educazione è il tema scelto dai Vescovi per il cammino della Chiesa italiana fino al 2020; si tratta di una realtà che coinvolge tutte le generazioni”.
“La battaglia per la Verità” è invece il tema – sottolinea don Maloberti – che affronterà il direttore di Avvenire, che ha risposto nei mesi scorsi alla polemica anticattolica avviata in tv dal duo Fazio-Saviano sul tema della vita. La sua presa di posizione è stata chiara: “Fateli parlare”. Cioè, date la parola a chi vive in situazioni di vita difficili ma al tempo stesso testimonia serenità e fiducia nella vita. Il suo appello è stato raccolto da molte tv e giornali.
Tarquinio, classe 1958, umbro di Assisi, ha al suo attivo una lunga militanza nel giornalismo; dal 2009 è direttore del quotidiano cattolico, dove è succeduto a Dino Boffo.
Carlo Castagna, imprenditore di Erba, sarà invece testimone – precisa don Maloberti – della non facile scelta di perdonare. Un perdono, per lui, non plateale né pensato per finire su giornali e tv, ma nato dall’esperienza di fede da lui vissuta.
L’11 dicembre 2006 a Erba vennero uccisi la moglie di Castagna, Paola, la figlia Raffaella e il nipotino Youssef. A compiere l’atroce delitto furono i coniugi Olindo e Rosa Romano.
“Non ho deciso io di perdonare – racconta Castagna nel libro scritto con Lucia Bellaspiga -. Sono un poveraccio, che perdono potrei mai concedere io?”. Castagna per come è fatto – racconta il libro – quel giorno avrebbe imbracciato un fucile per sistemare le cose. Lo aiutò la mamma della moglie: “Carlo, Carlo, – gli disse – dobbiamo chiedere al Signore il coraggio di distenderci anche noi sulla Croce”. Il suo perdono nasce da lì.
Quella sera venne uccisa anche una vicina di casa, Valeria Cherubini. Fu la testimonianza del marito della Cherubini, a lungo tra la morte e la vita, a inchiodare Olindo e Rosa.
Qualcuno criticò Castagna, e lo critica tuttora, per il suo gesto di perdono. Ma di fronte a una strage così sanguinosa – conclude il direttore del Nuovo Giornale – era l’unica via per non farsi distruggere dall’odio, dal desiderio di vendetta e dalla disperazione. Il perdono è ancora oggi per ogni persona la strada per fare veramente esperienza di Dio nella propria vita. Si fa esperienza di Dio se si è perdonati e se si perdona.
Nel corso della serata sarà disponibile il libro “Il perdono di Erba”, scritto da Castagna con la giornalista di Avvenire Lucia Bellaspiga. Parte dei proventi sono devoluti alla Cooperativa di solidarietà sociale “Il Melograno di Erba”.
Erba, Carlo Castagna racconta: Dalla strage all’esperienza del perdono: la vicenda che ha scosso e fatto discutere l’Italia nel libro di Lucia Bellaspiga
Era una fredda serata di inverno a Erba, in provincia di Como, l’11 dicembre del 2006. Raffaella Castagna, 31 anni; Youssef Marzouk (2 anni e 3 mesi); Paola Galli, 60 anni; Valeria Cherubini, 55 anni. È un bollettino di guerra. O meglio, della mattanza compiuta nell’appartamento di via Diaz da Olindo Romano e Rosa Bazzi, i “vicini di casa” più tristemente conosciuti d’Italia. La strage di Erba, finita con quattro vittime innocenti e una condanna all’ergastolo per i coniugi Romano, ha sconvolto tutti. Certo, per l’efferatezza degli assassini, ma anche per il perdono che Carlo Castagna, padre di Raffaella, marito di Paola Galli e nonno del piccolo Youssef, è riuscito a donare fin da subito. Quel perdono, carico di speranza, ma da tanti definito “frettoloso”, è stato al centro di dibattito tra psicologi, sociologi, filosofi, laici e figure ecclesiali. In tanti l’hanno giudicato, dicendo la loro.
La storia di quel perdono, espresso attraverso parole, gesti, sguardi, è oggetto del libro-testimonianza “Il perdono di Erba”, scritto da Lucia Bellaspiga, inviata speciale del quotidiano Avvenire, insieme al protagonista Carlo Castagna: l’uomo che in quella fredda serata invernale a ridosso del Natale perse in un attimo la figlia, la moglie e il nipote; l’uomo che rimase solo con la sua fede. Una fede grande però, che lo ha reso capace di un atto che va oltre i limiti umani.
142 pagine, edite da Ancora, in cui si ripercorre la tragica vicenda di Erba, il processo a Olindo e Rosa, il dibattito in cui i media si sono lanciati per vivisezionare un atteggiamento antitetico alla vendetta, in contraddizione con il mondo e con la società, ma non forse con il cuore dell’uomo.
La giornalista milanese dà voce e inchiostro ai sentimenti di Carlo Castagna, che è prima di tutto un padre che parla con tenerezza di sua figlia, volontaria in una comunità di assistenza a persone disabili, colpita prima con una spranga, poi accoltellata dodici volte e infine sgozzata.
I coniugi Romano credevano di aver compiuto il delitto perfetto, provocando un incendio nell’appartamento per eliminare le prove e fornendosi un alibi al vicino Mcdonald’s. Ma sul luogo del delitto avevano lasciato un testimone: Mario Frigerio (63 anni), marito di Valeria Cherubini, uccisa per caso, perché era accorsa nell’appartamento di Raffaella dopo aver sentito le urla della giovane e di sua madre Paola.
Olindo aveva colpito Mario alla gola e se ne era andato, credendolo morto. Ma l’uomo era ancora vivo, viene trasportato d’urgenza all’ospedale Sant’Anna di Como dove rimane in coma per quasi un mese. Al risveglio racconta la verità, inchiodando i Romano.
Il perdono ad Azouz
Il perdono – mette in luce il libro – Carlo l’ha voluto donare anche ad Azouz Marzouk, il marito della figlia, in Tunisia al momento della strage, coinvolto in seguito in varie vicende giudiziarie. Carlo non si è opposto alla volontà di Marzouk di seppellire i corpi di Raffaella e Azouz in Tunisia, con il volto rivolto alla Mecca, e ha detto: “Io, mia figlia la incontro ogni domenica mattina dopo la messa al cimitero di Erba, con Youssef e Paola”.
L’11 dicembre scorso, esattamente 4 anni dopo la strage, l’appartamento di via Diaz è stato messo a disposizione della Caritas ambrosiana, che lo utilizzerà per ospitare famiglie in difficoltà. La famiglia Castagna lo ha ceduto in comodato gratuito per 9 anni. Sulle chiavi sono state incise queste parole: “Ricordando Paola, Raffaella e Youssef – 11 dicembre 2006, le tenebre – 11 dicembre 2010, la luce”.
Quel perdono tanto discusso è spiegato dal vaticanista Luigi Accattoli e riportato da Lucia Bellaspiga nel libro: “Viene criticato, papà Carlo, per la rapidità del perdono, ma chi critica non coglie che egli l’aveva maturato per un mese quel perdono, avendo magari intuito chi e quali avessero a esserne i destinatari. E va detto che al perdono – come all’accettazione della morte – ci si prepara con tutta la vita. La dichiarazione dei figli, chiarissima sull’atteggiamento evangelico del papà, ci fa certi che egli ha lungamente cercato di avere in sé i sentimenti di Gesù”. E il giornalista Enrico Mentana, dopo aver intervistato papà Carlo, ha parlato di “una radicalità del bene che ci mette al tappeto”: laici e credenti.
I cattolici non sono “utili idioti”. Il direttore Tarquinio parla dei cattolici nelle sfide di oggi
Il Papa parla di una nuova stagione di presenza dei cristiani nella società: da dove si può partire? “Nel «sociale» – precisa il direttore di Avvenire Marco Tarquinio – i cattolici sono già una presenza forte e buona, è la continuazione di una tradizione lunghissima e incisiva. La sfida, nel tempo che viviamo, è ritrovare le motivazioni e la via di un impegno corale, serio e riconoscibile anche nella sfera politica. La dove si esercita quella che Paolo VI definì la «forma più alta di carità»”.
“Questo nuovo inizio – aggiunge – non basta volerlo, occorre prepararlo. E bisogna misurarsi con partiti non sempre accoglienti e con una legge elettorale per il Parlamento nazionale che non consente di votare il propri rappresentanti alla Camera e al Senato, ma solo di ratificare le scelte fatte dai capipartito”.
Sono molte le questioni, dagli immigrati ai temi etici, in cui sono in gioco i valori che contano. L’impressione è che i media cattolici siano apprezzati e citati quando parlano di immigrazione, ma che sui temi etici vengano sistematicamente liquidati come strumenti di “propaganda”.
“C’è la tendenza – sottolinea Tarquinio – a usarci e c’è la speranza che ci riveliamo «utili idioti». Alcuni lo fanno in modo spudorato, altri in maniera più subdola. Non me ne meraviglio. Ma so che li abbiamo delusi sinora, e che continueremo a farlo. I cattolici e, dunque, anche i «media cattolici» non sono riducibili a una sola dimensione”.