I ritrovamenti archeologici non faranno tardare i lavori a Sant\’Antonino

I reperti archeologici ritrovati ai piedi della Basilica di Sant’Antonino dagli operai di Iren – ovvero le fondazioni di due cappelle Quattrocentesche e i resti di una tomba medioevale – non ritarderanno i lavori di riqualificazione della piazza. Ne è convinto il Comune alla luce del sopralluogo che si è tenuto ieri mattina intorno agli scavi. Erano presenti l’architetto Patrizia Baravelli della Soprintendenza beni architettonici e paesaggistici, l’architetto Taziano Giannessi, responsabile dell’Unità Grandi Opere, l’architetto Marina Mezzadri della Vigilanza archeologica e don Giuseppe Basini.

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La Soprintendenza ha giudicato particolarmente interessanti i due basamenti – rinvenuti assai in superficie e comunque presenti sulle piantine a disposzione – sia sotto il profilo squisitamente architettonico, sia, e soprattutto, sotto quello storico e testimoniale. Si tratta dei muretti di fondazione di due cappellette rinascimentali, una dedicata a Santa Lucia, l’altra a Santa Francesca Romana, entrambe abbattute nel 1927 per volere del celebre architetto piacentino Giulio Ulisse Arata nell’ambito di alcuni lavori di ristrutturazione della chiesa. Accanto ad esse sono spuntati anche i resti di una tomba costruita con materiale di epoca romana ma che nel tempo sarebbe stata manomessa e intaccata con quote di materiale medioevale. Per un’indagine più approfondita occorrerà certamente scavare più in profondità. Comunque sia, già ieri, su indicazione della Soprintendenza, è stata definita l’area per nuove esplorazioni al fine di capire se intorno al sagrato della Basilica vi siano ulteriori resti.

Nessuna interferenza, però, col contiere che prenderà le mosse all’inizio di aprile. Adesso proseguiranno i lavori preliminari che sta compiendo Iren per quanto concerne gli allacciamenti fognari. Ad aprile, ha fatto sapere Giannessi, si aggirerà l’ostacolo partendo con le operazioni da via Verdi, per arrivare poi di fronte al Teatro municipale per proseguire poi con il primo tratto di via Scalabrini.

Solo successivamente, quasi certamente a luglio, si interverrà sulla piazza. Che fare, allora, delle fondazioni rinascimentali? Perora si attendono i nuovi saggi. Tuttavia Giannessi ha fatto capire che la situazione è sotto controllo in qualsiasi caso. Una possibilità è quella di mantenere i resti dove sono, senza intervenire con il solettone previsto invece nei punti passeranno bus e auto.

Non è tutto. Il ritrovamento dei reperti va ad intersecarsi anche con un’altra operazione programmata in questi giorni, stavolta direttamente sulla basilica: e cioé l’esame, effettuato periodicamente, della stabilità della torre di Sant’Antonino (sulla tesatura dei cavi), processo che prevede l’installazione di piattaforme proprio sopra le fondazioni. Ma anche in questo caso i tecnici avrebbero trovato il modo per aggirare il problema.