AGGIORNAMENTO
L’ iniziativa Tempo libero e disabilità. Un universo in evoluzione, promossa dall’ Aias di Piacenza con il sostegno e la partecipazione del Comune e del Cip di Piacenza, ha voluto affrontare e approfondire con diversi significativi contributi, sia di operatori che di utenti, l’ universo in divenire e ancora poco esplorato della relazione tra tempo libero, inteso come opportunità sportive, culturali, turistiche e di semplice svago, e disabilità.
Ad aprire l’ incontro è stato CLAUDIO TAGLIAFERRI, vicepresidente dell’ Aias di Piacenza, che ha sottolineato come la relazione tra disabilità e sport, tempo libero e turismo sia oggi un concetto in evoluzione. Ci sono stati grandi progressi infatti nella considerazione del disabile come “persona” con desideri ed esigenze di svago e cultura, ma tanto deve essere ancora fatto.
Il primo relatore è STEFANO FAVA, responsabile del Servizio Tempo libero dell’ Aias di Milano, intervenuto a presentare questo progetto.
Il Servizio Tempo libero, attivo sul territorio milanese da quasi 20 anni, è nato sotto la spinta delle stesse persone disabili e col tempo si è strutturato, in modo da garantire un servizio continuo e non a spot agli utenti.
E’ stata la struttura organizzativa a dare successivamente vita ad un pensiero di valore, inteso come sistema di idee che costituisce il presupposto per l’ intera attività. Questo ha come base l’ affermazione dell’ importanza del valore della persona, del disabile che sente il desiderio e il bisogno di vivere esperienze di tempo libero in modo “normale”.
Il tempo libero è infatti inserito in un progetto individuale di vita in cui i disabili sono i protagonisti del proprio tempo e delle proprie scelte, dando forma così alla propria unicità attraverso esperienze assai diverse, seppur accumunate da un unico obiettivo: il raggiungimento dell’ autonomia possibile nella relazione con gli altri.
La relazione è vista quindi come il principale momento di crescita, e viene resa possibile col pretesto di attività che permettano alle persone di trascorrere tempo insieme.
L’ obiettivo finale più ampio è quello dell’ inclusione sociale, intesa come accettazione e inserimento della persona disabile nel contesto sociale in cui vive.
Le attività organizzate dal Servizio Tempo libero hanno infatti un importante ricaduta sociale, non secondaria all’ importanza che rivestono per i singoli individui che vi partecipano. Ciò a cui mirano in primo luogo è l’ abbattimento della barriera dell’ indifferenza: i disabili sono spesso invisibili, conducono una vita parallela scandita da tempi e luoghi diversi da quelli condivisi dalle persone senza disabilità e in questo modo diventa difficile realizzare l’ incontro tra questi due mondi.
Anche dal punto di vista pratico ci sono importanti ostacoli da abbattere: è necessaria una presa di coscienza da parte della società della difficoltà che le barriere architettoniche creano alla vita e al movimento delle persone disabili, limitandone le opportunità quotidiane, e questo è possibile dimostrando in modo pratico la difficoltà che si presentano ad esempio per entrare nei locali, sedersi in una pizzeria, trovare posto al cinema,… durante le loro uscite col Servizio Tempo libero.
E’ proprio questo sentito diritto a muoversi e viaggiare che ha dato vita allo Sportello vacanze, servizio informativo del Comune di Milano che raccoglie dati sempre aggiornati rispetto ai trasporti accessibili e alle strutture turistiche fruibili dai disabili, orientando le famiglie nella scelta e nell’ organizzazione dei viaggi.
Oggi il Servizio Tempo libero conta 35 disabili, 50 volontari e due operatori, che nonostante i sempre presenti problemi economici, di risorse umane e di logistica, lavorano con passione portando avanti con successo varie attività:
– Gruppi fissi, costituiti da persone affini per interessi o per tipo di disabilità, che si incontrano una volta alla settimana accompagnati nelle loro attività dai volontari
– – Uscite serali su richiesta, realizzate quando c’ è un evento particolare a cui partecipare
– Gite giornaliere e vacanze di 10/12 giorni, in cui ci si appoggia a strutture “normali” e si organizzano esperienze senza dubbio emozionanti e inconsuete.
Tutti questi progetti possono realizzarsi grazie al fondamentale contributo dei volontari, risorsa principale del servizio e componente a cui si dedicano più energie per la ricerca, la selezione, la formazione e infine l’ inserimento nelle attività e la continua supervisione.
A differenza degli operatori, figure professionali che rivestono un ruolo ben preciso che condiziona inevitabilmente il rapporto con il disabile anche in momenti informali, i volontari che decidono di partecipare alle attività di tempo libero lo fanno per piacere, e in questo modo si realizza l’ incontro per il puro gusto di stare insieme, dando vita a relazioni genuine basate sul reciproco interesse.
Questo entusiasmo si misura spesso con le tante difficoltà, legate alle problematiche del singolo disabile, alle perplessità delle famiglie degli utenti, agli ostacoli che presentano le strutture nelle quali il gruppo realizza le uscite, senza però mai venire meno.
I disabili considerano queste attività come il momento più importante della loro settimana ed è questa loro aspettativa e la loro voglia di esserci a sostenere l’ intero servizio.
Il tempo libero dei disabili diventa una valvola di sfogo e un’ occasione di crescita non solo per loro ma anche per le loro famiglie, sollevate per alcune ore dal compito di cura, nonché un’ opportunità di espressione delle potenzialità dei disabili che spesso fra le mura domestiche faticano a venire alla luce.
Purtroppo sebbene in tante città prendano vita progetti di questo tipo, con attività di svago offerte prettamente a persone disabili, sono pochi i momenti di scambio e confronto tra gli operatori del settore e manca una pedagogia del tempo libero per condividere principi e buone pratiche, in un’ ottica di costante sperimentazione e miglioramento.
Dopo di lui, ELEONORA MANNIAS, educatrice in servizi di tempo libero per disabili a Bologna e laureanda in pedagogia, presenta “Essere giovani oggi. Indagine sulla partecipazione sociale dei ragazzi con disabilità in Emilia-Romagna”, ricerca condotta con la supervisione della prof. essa Elena Malaguti, che prova a rispondere a questa domanda: Può esserci commistione tra politiche giovanili e giovani con disabilità?
L’ Unione Europea in primis sottolinea l’ importanza che riveste la dimensione dell’ autonomia e dell’ indipendenza nei vari aspetti della vita per la crescita dei giovani e la creazione di un senso di appartenenza ad ampio respiro, ed esistono altri riferimenti legislativi a vari livelli, ma questo principio non è scontato per i giovani (12-35 anni) con disabilità: molto spesso, troppo spesso, il tempo successivo alla scuola o al lavoro è tempo vuoto.
La ricerca è stata condotta somministrando dei questionari presso strutture come Servizi di neuropsichiatria infantile, Servizi per adulti disabili, Informagiovani, Società sportive legate al Cip, dove gli operatori fossero a contatto con i disabili e ne conoscessero le attività e le relazioni sociali.
I risultati emersi, basati quindi sul punto di vista dei professionisti del settore, sono abbastanza omogenei:
– I giovani disabili, così come le loro famiglie, chiedono il confronto ed esperienze di socializzazione con persone non disabili, alla ricerca di quel senso di “normalità” che si realizza in una relazione alla pari
– C’ è una grande varietà di attività proposte, ma esse sono frammentarie: a causa della mancanza di informazione e di conoscenza, gli enti che le gestiscono non possono integrarsi dando vita ad un progetto e una linea di pensiero comune.
– Le occasioni di relazione per i ragazzi disabili si trovano in primo luogo presso parrocchie e gruppi scout, seguiti da attività sportive e laboratori, per finire con le frequentazioni informali, legate all’ ambito famigliare
– Ci sono differenze di genere rispetto alla attività di tempo libero: i maschi frequentano perlopiù attività sportive mentre le femmine partecipano per la maggioranza ad attività parrocchiali; inoltre, mentre i maschi sono più autonomi negli spostamenti, le famiglie delle ragazze disabili percepiscono una maggiore ansia e quindi sentono la necessità di accompagnare le figlie durante queste attività
– Per le persone con disabilità mentale è più difficile partecipare a percorsi di tempo libero.
I questionari hanno raccolto inoltre diverse proposte di miglioramento, riassumibili in “slogan”:
– Informazione per partecipazione: è percepita la necessità di mappare l’ offerta territoriale di attività per il tempo libero dei disabili per permettere una maggiore adesione ad esse
– Mediazione per autonomia: devono essere previsti figure professionali che fungano da mediatori e momenti formativi per gli operatori
– Integrazione per inclusione: è indispensabile promuovere la partecipazione, in quanto solo una maggiore visibilità permette la conoscenza della disabilità (già a partire dai primi anni scolastici) e una maggiore inclusione nella vita sociale.
Emergono da questa indagine alcuni concetti chiave su cui è necessario lavorare:
– Inclusione: i disabili devono sentire e fare propri i comuni luoghi di aggregazione formali e informali, e la società deve lasciar loro questa possibilità e libertà
– Territorio: è indispensabile un’ analisi del contesto in cui si vive e la messa in rete di opportunità, risorse e persone per una conoscenza migliore dello spazio e di ciò che offre
– Partecipazione: è la voglia di essere presenti nella propria realtà e appartenere ad una comunità di persone. Per partecipare è necessaria una maggiore informazione, che oggi manca.
In conclusione, il tempo libero si delinea come un elemento fondamentale per la definizione di una vita di qualità; l’ obiettivo per il futuro è quello di promuovere la cittadinanza attiva per tutti. E non si tratta di utopia, ma di una meta realizzabile.
FRANCO PARATICI, Presidente del Cip di Piacenza,ha espresso la convinzione che la cultura dello sport per persone con disabilità si è evoluta negli anni fino a rendere questa idea qualcosa di normale e comunemente accettato; ne è prova ad esempio il fatto che sempre più sono le società sportive che dedicano risorse ed entusiasmo all’ inserimento e all’ allenamento di giovani disabili fisici e psichici.
Il Cip ha attivato uno sportello informativo per quanto riguarda le attività sportive rivolte ai disabili, che abbracciano le discipline più variegate su tutto il territorio piacentino: dalla scherma alla pallamano, dal nuoto al tennis tavolo, dal tiro a segno all’ orienteering e via dicendo, ci sono progetti che soddisfano tutti.
Emozionanti sono le storie di Elisa e Simone, due ragazzi disabili che con passione, fatica e ostinazione hanno raggiunto risultati importanti nello sport e per la loro vita, una testimonianza esemplare prima di tutto per se stessi, e poi per tutti noi.
La famiglia di Elisa ha abbracciato il metodo Doman, che attraverso una stimolazione continua crede possibile il recupero almeno parziale delle funzionalità del cervello di persone celebrolese. Elisa si sottopone infatti instancabilmente ogni giorno a numerose attività: corsa, nuoto, bici, brachiazioni, strascichi, scala orizzontale e ancora esercizi di matematica, lettura e lezioni di scienze e inglese, conquistando fishes che le danno diritto a svolgere le attività di svago che lei preferisce, ad esempio giocare con gli amici o suonare il violino.
La storia di Simone è improntata invece ad una maggiore rilassatezza, anche se con la sua caparbietà, la sua voglia di essere come altri, e se possibile fare meglio di loro, ha raggiunto nonostante il suo handicap grandi soddisfazioni con l’ atletica leggera, superando nella corsa ragazzi normo-dotati e dimostrando che non serve la parola per dar voce al proprio valore.
GIULIA CAGNOLATI, del Comune di Piacenza, ha dato voce alla componente istituzionale dei servizi a sostegno dei disabili. Il Comune, in quanto ente pubblico, si impegna a sostenere le iniziative delle associazione operanti nel settore e del privato sociale, seppur non realizzando in prima persona progetti destinati a persone disabili, e presta orecchio alle esigenze e ai problemi riscontrati dalle loro famiglie attraverso incontri periodici con esse.
E’ da questo confronto che è emersa ad esempio la contrapposizione tra l’ ansia provata dai genitori e il desiderio di autonomia dei disabili, che ricercano luoghi di benessere, relazione e socializzazione esterni all’ ambiente famigliare. Pur essendo molto diversi per patologia, tutti loro sentono il bisogno di vivere luoghi ed esperienze dove sia possibile confrontarsi con persone non disabili, anziché iniziative create ad hoc per loro, che impediscono la nascita di relazioni “normalizzanti”.
A conclusione dell’ incontro abbiamo ascoltato le testimonianze dei rappresentanti di due associazioni che si occupano di disabili nella realtà piacentina, iniziando da BARBARA BELLAN, Educatrice della Casa Famiglia gestita dall’ Aias.
Il tempo libero, dice Barbara, è per i disabili un’ importante occasione per affermare la propria soggettività, per acquisire una maggiore autonomia e dare il via all’ integrazione; esso è fondamentale per una buona qualità di vita e non secondario ad altri attività e luoghi più o meno strutturati che i disabili vivono in diversi momenti della giornata.
Le persone con disabilità sono considerate protagoniste attive del loro tempo libero, avendo la possibilità di proporre attività o scegliere di partecipare a quelle più rispondenti ai loro interessi e desideri.
La sfida a cui questo progetto ha risposto è quella di cancellare dal volto di parte della società certi sguardi incuriositi e straniti, che non riescono a celare la sorpresa di incontrare persone disabili al bar per un caffè, fra i banchi di una fiera, ad una mostra o sotto il palco per un concerto.
L’ obiettivo è quindi quello dell’ inclusione: i disabili non devono sentirsi fuori posto e non devono essere considerati tali in qualsiasi ambito della vita sociale si trovino, ma devono farlo proprio in quanto persone appartenenti alla comunità.
I progetti che Aias porta avanti nell’ ambito del tempo libero sono due:
– Vacanza comunitaria di 12 giorni a Lignano Sabbiadoro, che vede la partecipazione di Educatori, Oss e volontari ad accompagnare i disabili. Essa è una grande occasione per queste persone di sperimentarsi e conoscere se stessi e gli altri, prendendo parte a tante attività per loro nuove e soprattutto vivendo momenti di relazione a 180 gradi, 24 ore al giorno
– “Un’ ala di riserva”, vale a dire uscite sul territorio organizzate in piccoli gruppi, progetto attivo da settembre 2005, che ha visto i disabili partecipare a eventi musicali, sportivi, culturali e tante altre occasioni mondane.
La risposta da parte dei ragazzi e delle loro famiglie è molto positiva e infatti, nonostante alcune difficoltà economiche (le attività sono in gran parte auto- finanziate dall’ associazione, oppure si reggono su contributi volontari di privati), grazie all’ entusiasta passa parola sono sempre di più quelli che desiderano partecipare e sempre di più sono le iniziative proposte.
Progetti di questo tipo poggiano in maniera determinante sul contributo di volontari,ma negli ultimi anni si è fatta purtroppo sempre più evidente anche la difficoltà a reperire persone disposte a dedicarvi il loro tempo in modo gratuito, anche in un’ associazione come l’ Aias che è nata da volontari e grazie al loro lavoro e alla loro dedizione si è sviluppata e si è fatta conoscere raggiungendo importanti traguardi nel mondo del sostegno alle persone con disabilità.
Anche l’ associazione ASSOFA , rappresentata da VICTOR CAPRIOLI, ha dato vita e porta avanti, grazie all’ entusiasmo degli operatori e la partecipazione assidua degli utenti, varie iniziative nell’ ambito dello sport per disabili, ad esempio nelle discipline del judo, delle bocce e del basket.
E’ stato realizzato ad esempio a settembre 2010 il “Progetto di Praga”, che ha visto l’ incontro con disabili stranieri provenienti da quella e altre città per una giornata di sport insieme, presso il Centro Polisportivo della nostra città, importante occasione di conoscenza e confronto.
Prima di salutare i presenti, più numerosi del previsto, Tagliaferri cita una frase di Don Tonino Bello, che ben incornicia l’ incontro appena concluso: “Dio ci ha donato un’ ala soltanto, perché potessimo volare solo abbracciati”.
Una riflessione che è anche un augurio a trovare una parte di noi stessi nell’ altro, un altro che ci dà la possibilità di crescere e mostrare quello che di buono siamo, che ci rende completi.
Si svolgerà questa sera alle 21 al Coni di Piacenza (via Calciati), il seminario sullo sport, tempo libero e turismo nella disabilità. Un momento durante il quale interverranno vari relatori su specifici temi: Stefano Fava AIAS di Milano: “Il servizio tempo libero e lo Sportello Vacanze dell’AIAS di Milano”, Eleonora Mannias Ricercatrice “Il tempo libero dei giovani disabili in Emilia Romagna”, Giuseppe Gabelli Campione Olimpico Paraolimpiadi Franco Paratici CIP di Piacenza : I progetti del CONI in ambito disabilità, Giulia Cagnolati L’impegno del Comune di Piacenza e Testimonianze della realtà piacentina in tema di tempo libero e disabilità: l’esperienza di Aias e Assofa.