L’Unione Europea ha varato nei giorni scorsi il provvedimento di ammasso privato delle carni suine. Un segnale d’attenzione e d’impegno per un settore che non sembra poter uscire dalla crisi. Confagricoltura Piacenza ritiene che il provvedimento sia positivo ed opportuno, ma non sufficiente, in modo particolare, per una suinicoltura, come quella italiana, spiccatamente vocata alla produzione di salumi. C’è poco ottimismo, ma nessuna traccia di arrendevolezza, nelle parole di Giovanna Parmigiani, Presidente Sezione Carni Suine di Confagricoltura Piacenza: “L’ipotesi che non prenderemo mai in considerazione è la rottamazione degli allevamenti; non è chiudendo le nostre imprese che miglioreremo la situazione, andremo solo ad incrementare la già forte importazione delle carni”. I rischi di un’imminente destrutturazione di buona parte della filiera, che già appaiono reali e concreti, si accentueranno – dice Confagricoltura – se non saranno messe in atto concrete misure di carattere economico, finanziario, tributario e fiscale in grado di aiutare gli allevatori a superare l’attuale stato di crisi. ” E’ fondamentale – rileva poi Parmigiani – che gli allevatori riescano a riorientare la produzione, ma, avviare linee per il consumo di carne suina, significa cambiare completamente un allevamento, a partire dalla scelta dalla genetica degli animali. Riorientare un settore è un’operazione complessa che necessita di coordinamento: in questi termini va potenziato il tavolo interprofessionale, che deve esercitare un compito di raccordo tra i vari settori della filiera produttiva. Ritengo – precisa Parmigiani – che il Ministro Galan, che ha mostrato di avere a cuore la situazione del comparto, possa giocare un ruolo incisivo in questo senso. D’altro canto, noi imprenditori dobbiamo riuscire ad aggregarci e ad organizzarci, i macellatori l’hanno già fatto”. Sul territorio provinciale non c’è un OP di settore e quelle esistenti altrove sono quasi tutte orientate alla produzione di suini da salumeria. Con la forte crisi degli ultimi anni qualcuno ha iniziato a diversificare. Ciò non significa – fa sapere Confagricoltura – abbandonare un settore che ha sempre garantito prodotti esportati nel mondo, anzi, una certa differenziazione potrebbe rendere maggiormente tonico il mercato, giacché sicuramente non è possibile tagliare sul prezzo di un prodotto che deve essere di qualità eccellente. “Siamo importatori di carne suina dai paesi del nord – commenta Parmigiani – potremmo valorizzare il nostro konw–how implementando linee da carne, però il nostro lavoro deve essere remunerato ed in questo l’etichettatura delle carni giocherebbe a nostro favore. Uso il condizionale – conclude Parmigiani – perché alla legge sull’etichettatura devono seguire i decreti attuativi nazionali, mentre, sul tema, Bruxell esprime perplessità e prende tempo”.