La CGIL di Piacenza aderisce all’appello ” Se non ora quando” ritenendo che vadano sostenute tutte le iniziative di mobilitazione che rivendicano una politica diversa, in cui la dignità delle donne e degli uomini di ogni razza e religione sia il presupposto da salvaguardare come fondamento del vivere democratico.
Dopo i recenti fatti di cronaca è ripreso nel nostro Paese un movimento in difesa della libertà e per l’affermazione della dignità delle donne.
Da anni, la vita privata ma ancor peggio i comportamenti pubblici di esponenti del Governo, e del Presidente del Consiglio, ledono, offendono, vilipendiano le donne nell’uso che si fa della loro immagine, del loro corpo, per il ruolo e la funzione sociale che ad essa si assegna.
A questi comportamenti sottende una cultura, purtroppo ormai largamente diffusa nella società grazie all’immagine femminile promossa e divulgata in questi anni da giornali, televisioni, pubblicità, che ha permesso di arrivare al limite di questi ultimi mesi nella quasi totale indifferenza.
Questi ultimi anni sono stati caratterizzati da politiche fortemente reazionarie e limitative della libera espressione, dell’autodeterminazione e della crescita del ruolo delle donne nella società e nella famiglia. La CGIL di Piacenza unitamente alla Segreteria della Camera del Lavoro rileva come il piano 2020 sull’occupazione femminile si sia dimostrato, come abbiamo sempre sostenuto, inconsistente ed inefficace nell’elevare il tasso di occupazione femminile, tema dirimente per politiche economiche e sociali che segnino percorsi di crescita e sviluppo.
Il mancato finanziamento delle politiche sociali e per l’infanzia ha destrutturato in modo deciso il welfare del nostro paese con pesanti ricadute sulla vita lavorativa e familiare delle donne rendendo difficilmente conciliabili i tempi di vita e di lavoro. Gli attacchi alla legge 194 e alla maternità consapevole e, in maniera generalizzata alla rete dei consultori e dei servizi territoriali sono, di fatto, attacchi alla salute della donna.
Un’idea di società in cui le donne si fanno carico di un pezzo consistente di welfare, in cui il peso della conciliazione diventa una responsabilità individuale, in cui il lavoro delle donne è accessorio, in cui esse diventano visibili solo quando possono essere utilizzate come merce di scambio e oggetti di piacere non è l’idea di società che la CGIL vuole promuovere e realizzare.
Una società in cui le donne che ogni giorno hanno una vita intensa di lavoro ed abnegazione nella vita pubblica, nella società, nella vita familiare, in cui subiscono la restrizione dei diritti e degli spazi democratici, in cui persistono dei differenziali di genere, è quel tipo di società contro cui la CGIL da sempre lotta e continuerà a lottare.