Non solo la vertenza Fiat e il pasticcio degli accordi separati di Mirafiori e Pomigliano hanno spinto in piazza le “tute blu” della Cgil di Piacenza per lo sciopero generale di 8 ore indetto dalla Fiom a Bologna.
Tanti e profondi i motivi che hanno messo in fila, in corteo verso piazza Maggiore, metalmeccanici, studenti, pensionati, disoccupati, precari e altri lavoratori piacentini sull’orlo di una crisi di nervi. Innanzitutto, come spiega Ivo Bussacchini, segretario generale Fiom Piacenza, c’è un disagio che emerge legato alle risposte non date da un Governo tracotante che, da un lato, non fa quel che deve e non governa perché in un pantano politico e, dall’altro, è appiattito sulla parte padronale nel contesto di un conflitto sociale che giorno dopo giorno si fa sempre più evidente.
“In questo pantano – spiega Bussacchini – sono i lavoratori che tutti i giorni ‘tirano la carretta’ e permettono al Paese e al tessuto produttivo locale di andare avanti, ma oltre alla Cgil e alla Fiom altri corpi sociali devono capire che è giunto il momento di mettere al centro del dibattito temi come il lavoro, i diritti e le ingiustizie sociali”.
ADESIONE – Al di là dei dati di adesione locali allo sciopero, che hanno raggiunto comunque livelli importanti in alcuni stabilimenti (Astra 75%, Tectubi 70%, Metalwacum Ranger 95%), Bussacchini punta “sulla piattaforma” della protesta. “Siamo qui – spiega il segretario Fiom – per dire che il modello Mirafiori che Federmeccanica ha subito cavalcato è irricevibile: giornalmente, il confronto – lo vediamo sul nostro territorio – lo si fa con buone relazioni industriali e non cercando di escludere, a priori, una sigla sindacale come la Fiom a cui non va bene la china imboccata che porta ad un arretramento complessivo dei diritti fondamentali dei lavoratori”. Bussacchini parla di adesione “discretamente buona” rispetto allo sciopero e, sottolinea, “un senso di educazione civica” della protesta cui hanno preso parte i lavoratori piacentini.
SCIOPERO GENERALE – La chiamata allo sciopero generale forse era attesa da molti manifestanti e sicuramente è uno strumento che il leader Fiom Maurizio Landini ha chiesto dal palco di piazza Maggiore. Subito dopo ha preso la parola la numero uno della Cgil Susanna Camusso: una questione che Bussacchini commenta così: “Lo sciopero generale è uno strumento in campo, credo che se ai lavoratori non arriveranno certe risposte e continueranno gli attacchi alla democrazia sindacale e ai diritti conquistati, la pazienza arriverà ad un limite oltre il quale vi è lo strumento dello sciopero generale”.
L’ADESIONE DELLA CAMERA DEL LAVORO – A partire dal segretario generale Paolo Lanna, massiccia è stata l’adesione di tutta la Cgil di Piacenza allo sciopero della Fiom. A Bologna sui vari pullman partiti da Piacenza sono arrivate delegazioni coordinate dal segretario organizzativo Paolo Chiappa, dal segretario Spi Tamer Favali – arrivato con un bus colmo di pensionati e con al seguito i dirigenti sindacali -il segretario Filcams Fiorenzo Molinari, Stefania Bollati della Funzione Pubblica. E ancora: il coordinamento dei precari della scuola e la segretaria Flc Manuela Calza, Giordano Allegri segretario Fisac e Floriano Zorzella segretario Filctem, Marco Efori (Filt), Filippo Calandra, Marco Carini e Claudio Bianchi (Fillea).