È scontro sulla gestione dell’acquedotto di Cerignale, il secondo comune più piccolo della Regione.
L’acquedotto dal 2011 infatti sarà preso totalmente in gestione dal comune del paese, ma secondo il Sindaco di Piacenza e presidente dell’Ato, Roberto Reggi, è impossibile per legge. Tutti i servizi infatti, compreso quello dell’acqua devono essere gestiti in modo associato e non è quindi possibile attuare questo progetto. Non è d’accordo il sindaco di Cerignale, Massimo Castelli, che indica la manovra necessaria in quanto il decreto Ronchi, determinando la chiusura dell’ Ato, provocherà una situazione di vuoto legislativo e non garantirà più la convenzione tra Ato e Iren, causando una pesante situazione di incertezza. Castelli reputa dunque di fondamentale importanza tutelare la gestione di un bene di massimo interesse, l’acqua, ponendone il controllo direttamente a carico del comune. Inoltre, il decreto Ronchi prevede che le società municipalizzate dovranno cedere il controllo pubblico ai privati scendendo sotto il 35 % del capitale, Castelli in proposito ci tiene a dichiarare che la gestione dell’acqua non deve diventare privata, proprio per questo è bene approfittare del decreto 152 che consente alle comunità montane sotto i 1000 abitanti di poter gestire gli acquedotti a loro discrezione.
Il sindaco di Cerignale mette in evidenza il conflitto di interessi, in quanto a Piacenza, dei 48 comuni esistenti, 47 hanno solo la gestione Iren, mentre il comune di Piacenza, essendo socio, percepisce anche gli utili della società .Castelli afferma infatti “Mi sta bene che Iren gestisca, ma a volte si può creare un conflitto di interessi col comune capoluogo, che oltre a volere una gestione puntale e precisa, concorre agli utili della società a differenza degli altri comuni che non percepiscono niente perché non hanno quote societarie.”