La tradizione del grande Gospel americano ritorna al Filmore

Si inagura giovedì 16 dicembre la nuova edizione del Gospel Fest, organizzato dalla Cooperativa Fedro, che anche per l’inverno 2010 ripropone grandi concerti di musica gospel americana che allieteranno le serate di festa della città e della provincia, con un’importante parentesi fuori provincia, in un prestigioso teatro di Fidenza.

Radio Sound

La prima data del Gospel Fest celebra la collaborazione tra la Cooperativa di Davide Rossi con il Fillmore, storico locale della nostra provincia, che ha recentemente riaperto i battenti dopo oltre un anno di silenzio.

Protagonista della serata la formazione di sette elementi dei F.O.C.U.S. Sounds of Victory, direttamente da Charleston, USA, un gradito ritorno per Piacenza, perchè già lo scorso anno i F.O.C.U.S. si sono esibiti nell’ambito del Festival Gospel, nella meravigliosa cornice della Sala dei Teatini, suscitando grande entusiamo nel pubblico, letteralmente stregato dalla presenza scenica degli artisti, ora travolto da ritmi vivaci, ora commosso dalla struggente bellezza delle canzoni della tradizione natalizia.

Quella che si preannuncia per giovedì 16 è dunque una serata di musica e tradizione, di ritmo ma anche di emozione: il gruppo, sotto la guida del divino Michel Brown, proporra un repertorio di brani della tradizione, struggenti ballads, che ben si sposano con la magia del periodo natalizio, ma anche pezzi di tutt’altro genere, di quel gospel che, senza allontanarsi dall’intento originario con cui questa musica è nata, assume quelle caratteristiche di gioisità e divertimento date da ritmi vivaci, da canzoni alle quali è difficile resistere senza farsi trascinare in balli e battiti di mani.

Forti di oltre 10 anni di carriera, con diverse formazioni, due album all’attivo, spettacoli in Europa e Stati Uniti e collaborazioni con i più grandi nomi del panorama gospel, i F.O.C.U.S. si sono guadagnati un posto di tutto rispetto nella rosa dei più granti artisti di questo genere musicale, grazie anche all’importante presenza scenica dei componenti, e all’empatia che il direttore Micheal Brown riesce a creare con il variegato pubblico che per caso o per passione si ritrova a decidere di passare una serata differente.