IL GRANDE FIUME HA SUBITO L’INQUINAMENTO DEL LAMBRO
E IN ADRIATICO E’ TORNATA L’EUTROFIZZAZIONE DOPO 20 ANNI
Le iniziative per risanare il bacino padano dormono nei cassetti da 10 anni – Ancora alti i carichi inquinanti del bacino-
Tra poco entrerà in servizio la centrale a carbone di Porto Tolle che ha gia’ avuto il via da tutte le istituzioni del veneto e si profila il rischio di impianti nucleari a Caorso (PC) e S. Benedetto Po (MN) –
Si è conclusa nei giorni scorsi l’operazione Po 2010, unica iniziativa di questo tipo che ha interessato nell’ultimo anno l’intera asta del fiume, realizzata grazie ai volontari di Legambiente e al supporto scientifico della “Daphne” l’unità dell’ARPA della Regione Emilia Romagna che da decenni racconta al pubblico lo stato delle acque costiere e che ha messo a disposizione il proprio laboratorio di analisi.
Purtroppo le notizie non sono buone.Oltre alle esercitazioni di protezione civile per la difesa dalle acque, Legambiente ha portato i dati delle analisi effettuate nel grande fiume e la cattiva notizia del ritorno – dopo 20 anni – dell’eutrofizzazione in Adriatico (con i fenomeni di anossia e le maree colorate determinate dalle piene estive) che si aggiunge al gravissimo episodio di inquinamento da idrocarburi dello scorso febbraio che a partire dal fiume Lambro ha interessato il grande fiume fino al delta. Sul versante degli scarichi zootecnici, al calo degli allevamenti di suini in Emilia Romagna è corrisposto un forte aumento in Lombardia e Piemonte.
“Inoltre” – dichiara Lorenzo Frattini, Presidente Legambiente Regionale – “è imminente l’entrata in servizio della centrale a carbone a Porto Tolle che non farà certamente bene alla salute dei cittadini e alle attività presenti nel Parco del Delta che puntano sull’agricoltura di qualità, la pesca nelle acque interne e nel mare e il turismo. Si profila anche minacciosa la proposta di rimettere in funzione la centrale atomica di Caorso nel piacentino e di costruirne un’altra a San Benedetto Po, nel mantovano, ad appena 70 km da Bologna. Dopo anni di lavoro l’autorità di bacino del Po ha indicato le vie da seguire e le azioni da svolgere, ma solo un’azione unitaria delle regioni e del governo nazionale può garantire la tutela e l’uso benefico di un simile patrimonio. Questo l’appello che Legambiente rivolge ai cittadini, alle associazioni, alle categorie economiche e agli enti locali delle due sponde del Po e della Riviera Adriatica”.
La pubblicazione dei dati delle acque e dei sedimenti conclude Operazione Po 2010, avviata in Emilia Romagna con l’esercitazione di marine pollution dei circoli di Reggio Emilia e Rovigo a Porto Tolle il 30 ottobre, proprio per imparare a gestire e a prevenire disastri ambientali quali quello del Lambro.
Tra le altre iniziative in regione si ricorda il convegno di Legambiente Piacenza del 6 novembre -Un “Po” di biodiversità – per fare il punto sui progetti di rinaturalizzazione e di compensazione rispetto alle opere impattanti realizzate nel tempo sul corso del Grande Fiume, e si è conclusa con
l’evento congiunto Legambiente Emilia Romagna e Legambiente Turismo del 27 novembre a Comacchio – Problematiche del Po e futuro del Delta – riflessione del rapporto tra la tutela del fiume e le principali attività che si svolgono sul delta, cioè pesca, agricoltura e turismo, alla presenza del Parco del Delta, degli agricoltori, dei pescatori e delle autorità locali.