Consiglio comunale: Palazzo Uffici nel mirino delle opposizioni

L’opposizione si è scagliata senza alcuna riserva contro il Palazzo Uffici, ritenuto inutile, troppo dispendioso e contraddistinto da passaggi urbanistici giudicati poco limpidi. Alla fine però, sempre convinta della bontà dell’opera, la maggioranza ha calato i numeri che fanno spiccare un volo pressoché definitivo alla pratica di Palazzo Uffici, o «Palazzo Reggi», come l’ha ribattezzato ironicamente qualcuno. Il dibattito è stato più politico che non “tecnico”; e ciò nonostante all’ordine del giorno vi fossero le tre controdeduzioni del Comune alle osservazioni della Provincia per le quali si è proceduto, per volere del Pdl, ad un voto-spezzatino (una per una). Due si riferivano alla quota di commerciale prevista nella futura struttura (1.500 metri sui 9.500 complessivi) con particolare riguardo al fatto che si tratti di negozi di vicinato e non di gallerie di vendita. La terza si riferiva invece a un aspetto tecnico della variante urbanistica. Allegato alla delibera l’elenco degli edifici comunali che dovranno essere oggetto della permuta con cui sarà finanziata l’operazione, ma che con un emendamento è stato stralciato per permettere una perizia degli immobili più aggiornata tra qualche mese.

Radio Sound

Così il voto complessivo sul provvedimento ha ricalcato un po’ quello di un anno e mezzo fa, quando il provvedimento venne adottato: Pd, Prc, lista civica di Reggi (tranne il solito Edo Piazza che ha votato contro in coerenza con la sua posizione di sempre) e Bruno Galvani a favore. Assente l’Udc. Mentre contro si sono schierati il Pdl, Carlo Mazza, Pc Libera, Gianni D’Amo. Contro sarebbe stato anche Giacomo Vaciago, andato via anzitempo. Non prima però di aver ingaggiato un nuovo aspro duello con il vicesindaco Francesco Cacciatore sulle parole, a dire di quest’ultimo, troppo spinte usate dall’ex primo cittadino («menzogne, pratica illegale eccetera»).

La posizione del centrosinistra, sia sul versante tecnico che su quello politico, è stata chiarita dallo stesso Cacciatore: «Fin dall’epoca del sindaco Tansini ci si era posti il problema e l’utilità di una delegazione unica di uffici esiste ancora. Il palazzo consentirà di razionalizzare sia le risorse finanziarie che quelle umane». «Non indebiteremo nessuno – ha poi voluto tranquillizzare parte del Pdl – l’ipotesi è quella di una gara in cui in gioco ci sono i costi di costruzione e gli immobili in permuta con perizie che saranno aggiornate appena prima. Sarà il mercato a stabilire se ci saranno le offerte».

Le critiche non sono però mancate. Tra i pochi, se non il solo, a mettere sul fuoco argomenti tecnici è stato Gianni D’Amo (Pc Comune) per il quale si è votata «una variante brutale, fatta con l’accetta».

Secondo D’Amo «la pratica non è trasparente in molti passaggi».

Incomprensibile, per esempio, l’edificabilità di un’area portata a quasi 10mila metri. Dal punto di vista politico, poi, per D’Amo Palazzo Uffici è «inutile». Per unificare gli uffici «non occorre sacrificare gli immobili comunali» e così ha lanciato una proposta

alternativa: salvare gli immobili comunali («un dovere dell’amministrazione che non può abdicare su questo») come via Beverora, via Scalabrini, via Verdi e via Martiri; riconvertirli («via Scalabrini potrebbe ospitare la sede della Toscanini») e con l’incasso dalla vendita di quelli di Borgotrebbia, i due di via Millo e l’ex Olivetti (7 milioni di euro) alzare di un piano l’edificio di viale Beverora ricavando in quella sede il Palazzo Uffici».

Nuovo affondo invece di Vaciago: «Il Comune munge la città, ma non può farlo con le varianti, perdipiù se sono illegittime. Non si possono aggiungere 1500 metri di commerciale con la scusa di Palazzo Uffici. La città è spenta, rassegnata, non cresce. Le controdeduzioni alle osservazioni della Provincia sono delle menzogne».

Dal Pdl e da Carlo Mazza, non pregiudizialmente contro ad accorpare gli uffici del Comune, sono arrivate pesanti critiche sul versante economico al progetto. Secondo la minoranza i costi, stimati inizialmente in 21 milioni di euro, lieviterebbero di gran lunga comprendendo anche l’annunciato aumento per ricavare lo spazio per gli uffici del Centro per l’impiego oggi collocati a Borgofaxhall.

«Svendere gli immobili comunali è un’operazione scellerata». Per Filiberto Putzu un errore dell’amministrazione è stata anche quella di non valutare altre ipotesi, come quella dell’ex palazzo dei Magazzini generali o, ancor di più, dell’ex Ospedale militare. Ha rincarato la dose Marco Tassi (Pdl) che ha fatto appello alla maggioranza affinché non votasse un provvedimento che «è uno sbaglio colossale che la città si porterà dietro per 15 anni».

Per Giorgio Cisini (Pd), invece, la scelta del Palazzo Uffici «è una scelta di buon senso». «Il futuro influenza il presente tanto quanto il passato. I miei argomenti si sono consolidati. La gente vuole anche il contatto umano con i funzionari del Comune. E non è vero – ha aggiunto in risposta a D’Amo – che le architetture moderne sono peggiori di quelle vecchie».