La rarissima specie di orchidea “Epipactis Leptochila” abita sulle nostre montagne ed è stata scovata in alta Valtrebbia, per la terza volta in Italia, da Luciano Bongiorni, appassionato botanico autodidatta e instancabile ricercatore, autore di un volume edito dalla Provincia di Piacenza che contiene una dettagliata mappatura del territorio e delle zone di ritrovamento delle piante, definite “stazioni”.
“Un ritrovamento importante per la rarità – commenta Bongiorni –, oltretutto caratterizzato da alcune particolarità morfologiche, che saranno oggetto di studio nei prossimi anni. Calcolando che nel piacentino oltre tre stazioni di Epipactis sono oggetto di studi, appare evidente il grande interesse botanico che riveste il nostro territorio.
La preziosa varietà di orchidea è il più eclatante ritrovamento. A maggio di quest’anno Bongiorni si è imbattuto in una stazione di Orchis militaris, caratteristica per le sue foglie lanceolate riunite a “casco”, con sfumature rosacee all’esterno e violacee all’interno. A inizio luglio in una torbiera il ricercatore ha rinvenuto una ricca stazione di Dactylorhiza lapponica, caratteristica per le macchie scure a forma ovale e le nervature longitudinali delle foglie. Neanche un mese e a fine luglio un nuovo ritrovamento eccellente: l’Epipogium aphyllum, rara e affascinante orchidea priva di clorofilla. Quattro le zone di crescita mappate: due si trovano a nord della strada che porta allo Zovallo, una è situata sul versante Nord del monte Oramara e l’ultima in prossimità del passo Santa Franca, sul versante dell’Arda. Ad agosto Bongiorni e altri appassionati nella zona del monte Lama hanno incontrato “una bella popolazione di Epipactis purpurata”, caratteristica per le sfumature violacee. E’ la seconda stazione per il territorio piacentino.
All’opera di Bongiorni si deve, tra le altre cose, la classificazione di cinque nuove specie italiane di orchidea, tra cui una in particolare, che ha assunto il nome del territorio piacentino: “Epipactis placentina”.
“Questo genere di piante, e non solo – spiega Bongiorni –, sono letteralmente massacrate dagli animali selvatici. Soprattutto le Epipactis sono brucate con sistematicità e ogni anno più a fondo. La mancata fioritura a tre o quattro anni dalla nascita porta al rischio di estinzione intere popolazioni di orchidacee”.