Sono 65 le persone salvate dal defibrillatore in dieci anni, da quando Progetto vita ha avviato una capillare diffusione dell’importante strumento per combattere gli arresti cardiaci.
La Provincia vi aderisce dal maggio 2004 e si tiene costantemente aggiornata, a tal punto che è in fase di avvio l’innesto di contatti informatici tra centrali operative di 118 e della polizia dell’ente per la ricezione delle richieste d’intervento. Il sistema permette di ricevere sui terminali in tempo reale il codice blu, quello di sospetto arresto cardiaco. Questo pomeriggio gli agenti della polizia di via Garibaldi (che dispongono di due defibrillatori in dotazione ai nuclei stradali) con l’assessore provinciale alla sicurezza Maurizio Parma e la comandante Anna Olati hanno partecipato al corso di formazione e aggiornamento sull’utilizzo dell’apparecchio salvavita tenuto dagli istruttori dell’associazione “Il cuore di Piacenza”. Al termine esame scritto e prova pratica. La macchina – hanno spiegato gli operatori – fa la diagnosi e decide autonomamente cosa fare. A chiunque dovesse capitare di imbattersi in una persona a terra, priva di coscienza, senza attività respiratoria, la prima cosa da fare è avvertire il 118 e cercare un defibrillatore. Nel frattempo, se capaci, attivare le manovre di massaggio cardiaco e ventilazione. Quando è disponibile il defibrillatore, si apre l’apparecchio e si ascoltano i comandi. Quindi si applicano gli elettrodi come indicato nelle figure poste sulle stesse placche, si attende l’analisi del ritmo e, se lo strumento lo richiede, si attiva il pulsante e la scarica viene erogata. L’operazione va compiuta non prima di essersi allontanati e di aver tenuto a distanza di sicurezza tutte le persone vicine. A una prima scarica elettrica ne possono seguire altre”.
Ogni anno, a livello nazionale, sono 50mila gli arresti cardiaci. In media l’indice di sopravvivenza è del 3 per cento. Da quando è attivo a Piacenza Progetto Vita la percentuale di sopravvivenza è triplicata.
Nessun passante che dovesse trovarsi in situazione è obbligato a intervenire, ma la prontezza dell’intervento è decisiva per garantire speranze alla vittima. L’intervento dei cosiddetti “laici” (personale non sanitario) e la diffusione capillare degli apparecchi (la cui batteria dura cinque anni e che dispongono di sistemi automatici di manutenzione) abbattono i tempi d’azione e contribuiscono a garantire un adeguato presidio territoriale. Decisivo è poi il codice blu che arriva dalla centrale. Su questi aspetti lavora da anni Progetto Vita, il sodalizio è presieduto dalla dottoressa Daniela Aschieri.
Con la messa in rete delle centrali operative si riescono a recuperare dai due ai tre minuti, il tempo prima necessario all’infermiere operatore di centrale per avvisare telefonicamente le forze dell’ordine e via radio le pubbliche assistenze.