E’ stato scelto il sabato che anticipa San Fiorenzo per l’inaugurazione di Rosae, la scultura di Giorgio Milani sistemata in via Cairoli, a due passi dalla stazione ferroviaria, dedicata alla memoria di Stefano Fugazza, critico d’arte e a lungo direttore della Galleria Ricci Oddi di Piacenza.
“La stazione ferroviaria, un tempo meta della passeggiata domenicale dei fiorenzuolani, negli anni – ha spiegato il sindaco Giovanni Compiani – si è trasformata in un non luogo che abbiamo deciso di riqualificare anche sotto il profilo estetico. E lo abbiamo fatto attraverso un percorso che ha coinvolto gli alunni delle ultime classi degli istituti superiori, il gruppo ArteSpazioCittà promosso dall’assessore Carla Danani, l’architetto Massimo Ferrari, l’artista William Xerra, la Regione Emilia-Romagna e un gruppo di sponsor, Cooperative Edile Val d’Arda, Paver, Fratelli Bardi, Cis Lavori, Betonrossi, Zaggi, GSV, GSF, Copromet, che desidero ringraziare. Un percorso che si è concluso con la realizzazione della scultura di Giorgio Milani, artista piacentino che ha esposto nelle gallerie più importanti di tutto il mondo. Non sono mancate le polemiche durante questo percorso, ma noi siamo andati avanti perché siamo convinti che, se una città non si nutre anche di arte, sia una città più povera. Personalmente credo che l’opera d’arte non solo incida sulla forma, ma contribuisca alla creazione di un gusto estetico e al miglioramento delle relazioni sociali che si creano sulla scena urbana”.
Rosae nasce dalle tre rose dello stemma della città di Fiorenzuola: “E’ una scultura – spiega l’autore Giorgio Milani – alta otto metri, che si compone di cinque grandi lettere R-O-S-A-e innestate su un asse verticale e orientate a raggiera su una base pentagonale. Quattro lettere maiuscole e acuminate, come avessero le spine, e una “e” minuscola e delicata. Sul basamento, realizzato con blocchetti autobloccanti, tante parole affiorano dal cemento, declinando in molteplici suggestioni le cinque grandi lettere del poetario”
La stazione ferroviaria è stata scelta “come luogo di relazioni – ha puntualizzato l’architetto Massimo Ferrari – spazio di soglia e scambio, che raccoglie il tema della connessione tra differenze. L’opera è stato il frutto di un cammino condiviso tra amministrazione e cittadini”.