Dalle Regioni è venuta un’importante ed unanime assunzione di responsabilità contro il biotech nei campi. E’ dunque tracciata la linea italiana al Ministro delle Politiche Agricole Giancarlo Galan che a questo punto dovrebbe aver ben chiara la posizione da tenere, anche in sede comunitaria.
“Finalmente dopo tante parole e interviste non chiare, commenta il Presidente di Coldiretti Piacenza Luigi Bisi, è arrivato il voto unanime degli Assessori regionali all’Agricoltura che hanno respinto il provvedimento relativo alle linee guida nazionali sulla coesistenza tra coltivazioni geneticamente modificate, convenzionali e biologiche, nell’ambito del Comitato Agricoltura della Conferenza Stato/Regioni. Mi associo ai ringraziamenti già espressi dal presidente Nazionale Marini, agli Assessori Regionali; il ringraziamento dell’agricoltura italiana e dei cittadini per una sensibilità ed una attenzione su un tema dove a farla da padrone rischiano di essere le pressioni esercitate dagli interessi di pochi. E’ bene ricordare che, oltre alle Regioni, prosegue Bisi, già la Commissione Agricoltura del Senato si è espressa all’unanimità a favore della possibilità per l’Italia di vietare la coltivazione degli Ogm, che l’84% degli italiani, non vogliono nei campi, così come sono contrarie le Organizzazioni che rappresentano il 90 per cento degli agricoltori”.
Sulla vicenda si è pronunciata anche la Task Force per un’Italia libera da OGM, secondo la quale “il doppio giochismo del Ministro dell’agricoltura si infrange contro il muro compatto che gli assessori regionali all’agricoltura hanno eretto in modo unanime nell’ambito del Comitato agricolo della Conferenza Stato-Regioni a difesa della qualità e competitività del patrimonio agroalimentare nazionale.
“E’ importante sottolineare, ribadisce Bisi, che nel territorio piacentino il 99% dei Comuni, la Provincia e le comunità montane hanno deliberato per il no agli OGM. Gli organismi geneticamente modificati, spingono verso un modello di sviluppo che è il grande alleato dell’omologazione e il grande nemico della tipicità, della distintività e del Made in Italy. La scelta di non utilizzare Ogm non è quindi il frutto di un approccio ideologico, ma riguarda una precisa posizione economica per il futuro di una agricoltura che vuole mantenere saldo il rapporto con i consumatori; a maggior ragione in una provincia, come la nostra, che si caratterizza per 3 salumi dop, 2 formaggi dop e 16 vini doc”.
E’ fondamentale sottolineare, che in Europa si sono ridotti a soli sei, su ventisette, i Paesi Europei dove si coltivano organismi geneticamente modificati (ogm); a conferma che nel coltivare prodotti transgenici non c’è neanche convenienza economica.
“Il futuro della nostra agricoltura, conclude Bisi, sarà nell’essere diversi e migliori e non omologati a quei sistemi produttivi che operano con strutture di costi per noi irraggiungibili. Il problema è non farsi copiare le nostre eccellenze e non replicare modelli che il mercato ha già abbondantemente bocciato”.