Commemorare l’eccidio di Barriera Genova non significa – al di là della solennità della cerimonia ufficiale, che oggi vede riunite le istituzioni e la cittadinanza – rispettare unicamente i dettami della ritualità, ma vuol dire conferire, al ricordo, una dimensione collettiva che esprime partecipazione, sincera gratitudine, consapevolezza di ciò che questo episodio ha rappresentato per la nostra città e per il cammino verso la Liberazione.
All’indomani dell’armistizio siglato l’8 settembre del 1943, che in tutto il Paese avrebbe dato avvio a cruente rappresaglie e azioni di occupazione del territorio da parte delle truppe nazifasciste, Piacenza fu teatro di un sanguinoso conflitto a fuoco che, all’alba del 9 settembre, culminò tragicamente in questo piazzale, provocando la morte di 34 soldati italiani e il ferimento di 49 persone, tra militari e civili.
A 67 anni di distanza da quella drammatica pagina di storia, rendiamo onore ai Caduti per la patria e per la libertà. A coloro che, ben sapendo a quale rischio sarebbero andati incontro, non esitarono a dare la vita per opporsi all’avanzata delle milizie tedesche. A tutte le persone il cui nome è scritto qui, su questo monumento di fronte al quale ogni giorno passano centinaia di cittadini e nel quale oggi, con profonda commozione, riconosciamo il simbolo del sacrificio delle donne e degli uomini che hanno combattuto nel nome della democrazia e del rovesciamento, ad ogni costo, di un regime xenofobo e violento.
Nelle loro gesta, e nella coerenza della scelta che li portò a decidere da che parte stare, è inciso il primo, chiaro segnale di quella straordinaria e altissima presa di coscienza popolare e civile che fu la Resistenza. “La lotta partigiana – ha scritto Giorgio Bocca – per la prima volta annullava millenarie divisioni di classe”: operai, contadini, intellettuali, insegnanti, fianco a fianco condivisero difficoltà e stenti, ma soprattutto l’energia travolgente, il coraggio, la speranza di cambiare le cose. Di costruire un futuro diverso, illuminato dal pluralismo e dall’acquisizione di diritti fondamentali e irrevocabili.
Fu ciò che accadde in quella mattina di fine estate, in questo stesso luogo. Cittadini comuni e soldati, appartenenti alle file di un esercito italiano messo in ginocchio dall’armistizio, gli uni accanto agli altri non si piegarono alle minacce, né all’intimazione di arrendersi che avrebbe significato consegnare il cuore di Piacenza alle truppe nazifasciste. Nell’eroismo di quel rifiuto, che segnò il destino dei Caduti e dei feriti di Barriera Genova, sono racchiusi i valori che ispirarono e animarono il tormentato percorso di questo Paese verso la Liberazione.
Non c’è retorica, nel ricordo della Resistenza, né anacronismo. Perché la difesa di princìpi costituzionali della libertà e della democrazia, dell’uguaglianza e del rispetto delle differenze, è un dovere cui ciascuno di noi, oggi come allora, è chiamato ad adempiere quotidianamente. Lo dobbiamo a coloro cui rendiamo omaggio in questa ricorrenza, così come ai tanti di cui forse non conosciamo il nome, ma nei cui passi abbiamo trovato, già tracciata, la strada da seguire.
I gonfaloni e i labari che incorniciano la cerimonia odierna, testimoniano la presenza importante delle associazioni combattentistiche e dell’Anpi, che ringrazio per la costanza e la dedizione nel tramandare ai giovani l’insegnamento prezioso di un passato che non possiamo dimenticare. Ho avuto modo di sottolinearlo più volte, anche intervenendo a questa stessa commemorazione: c’è una profonda e triste attualità, nelle vicende del 9 settembre 1943 così come nella rievocazione di ciò che la guerra è stata in un’Italia dilaniata dal conflitto civile, dall’oppressione straniera, da un regime dittatoriale che soffocava ogni respiro, ogni anelito di dialogo e confronto.
Ripercorrere ciò che accadde in quegli anni, in quei giorni, ci riporta al dolore acuto che ci coglie ogni volta che, da fronti lontani, riceviamo la notizia di stragi che coinvolgono i nostri militari impegnati in missioni di ricostruzione, di attentati che spezzano la vita e gli affetti di persone innocenti, di “errori” ed “effetti collaterali” che lasciano cadere bombe tra le case, negli ospedali, provocando vittime civili e inermi che sono, purtroppo, in costante aumento. E’ per questo che oggi, nel volgere indietro lo sguardo, troviamo una guida per il presente e per il nostro domani: l’impegno a coltivare la pace. Per onorare, nel migliore dei modi, anche i Caduti di Barriera Genova.
Grazie.