“In un momento estremamente positivo per Grana Padano e Parmigiano Reggiano, in Lombardia, mercato di riferimento anche per il latte italiano qualcuno ha firmato un accordo che noi riteniamo davvero capestro.”Con queste parole il presidente dell’Associazione Piacentina Latte Fabio Minardi commenta l’intesa siglata nei giorni scorsi fra Galbani-Italatte, la Libera Associazione Agricoltori di Cremona e la Confagricoltura Lombardia per un prezzo al litro che chiuderà il 2010 in discesa a 36,5 centesimi e una media intorno ai 36,9 centesimi.
“Se consideriamo che alcuni industriali piacentini, riconoscendo il giusto valore del latte italiano alla stalla hanno dato un acconto di 38 centesimi al litro, proprio come da indicazione dell’Associazione Piacentina Latte, inviata a tutti gli associati, ci stupiamo come qualcuno esprima soddisfazione per un accordo che porterà solo alla chiusura di altre stalle. Questo prezzo, prosegue Minardi, non copre nemmeno i costi di produzione che rispetto al 2009 sono aumentati di oltre il 30%. Non possiamo cadere nella trappola di alcune industrie, il cui obiettivo non si capisce bene se sia valorizzare il prodotto italiano o aumentare il quantitativo di latte importato. Invitiamo pertanto gli allevatori piacentini, ribadisce il presidente di Apl, a non sottoscrivere accordi al ribasso, perché provocano solo danno all’intero comparto lattiero-caseario”.
Recentemente il presidente di Federalimentare, ha affermato che il made in italy è fatto di tecnologia e di trasformazione, non esclusivamente di materie prime locali.
“E questi sarebbero i rappresentanti dell’agroalimentare italiano? Ci “dispiace”, conclude Minardi, ma non siamo d’accordo. Per noi il made in italy è solo quello prodotto con “materie prime” italiane. Ricordiamo che in Italia sono arrivati nel 2009 ben 1,3 miliardi di litri di latte sterile, 86 milioni di chili di cagliate e 120 milioni di chili di polvere di latte di cui circa 15 milioni di chili di caseina. In Emilia Romagna, continua Minardi, vengono importati 10,5 milioni di quintali di latte su una produzione regionale di quasi 18 milioni di quintali; per quanto riguarda la nostra provincia la situazione non è migliore: su un totale di circa duemilioni di quintali di latte, oltre il 20% è importato. Gli alimenti provenienti dall’estero, oltre ad avere incerti controlli sanitari, vengono prodotti impiegando, magari, manodopera minorile e, in certi paesi, si utilizzano ancora insetticidi banditi in Italia, da diverso tempo, con gravi conseguenze per l’ambiente. E’ per questo che sempre di più auspichiamo un’etichettatura obbligatoria dell’origine e una valorizzazione dei veri prodotti italiani e piacentini in particolare. Certo è che se, come nel caso del latte, manca il giusto prezzo alla stalla, le aziende saranno costrette a chiudere e le importazioni continueranno ad aumentare”.
“Pertanto, conclude Minardi, proseguiremo in questa direzione, affinchè agli allevatori venga riconosciuto un prezzo equo che tenga conto dell’andamento del mercato e dei costi di produzione”.