“Cara Cgil, parliamone…” è il titolo dell’incontro pubblico in programma giovedì 16 settembre, alle ore 21 all’auditorium “S. Maria della Pace”, Via Scalabrini 19 a Piacenza. Discuteranno di lavoro, società e sindacato Alberto Bellocchio, Carlo Berra, Maurizio Mantovani.
Il lavoro nel mondo globalizzato cresce esponenzialmente, in modo inversamente proporzionale alla sua visibilità pubblica. La nostra vita quotidiana dipende sempre più da ciò che si produce nelle sterminate periferie industriali asiatiche o nelle miniere sudamericane, ma è come se non lo sapessimo. Certamente ne parliamo troppo poco.
Nel nostro Paese una larga fetta di lavoro subordinato è esclusa, almeno in parte, da diritti e ammortizzatori sociali: operatori di call center o conduttori di sistemi automatici, lavoratori autonomi di seconda generazione o giovani laureati stretti tra precarie collaborazioni editoriali e altri lavori occasionali, stranieri “invisibili” (spesso “associati” in cooperative fasulle), che tutti i santi giorni operano nell’edilizia e tutte le notti mandano avanti la logistica anche nella nostra città…
È tale la svalutazione economica e culturale del lavoro nell’Italia di oggi, che il problema non appare neppure come titolo nelle “emergenze” individuate dal governo Berlusconi per proseguire la sua azione, mentre riaprono le fabbriche con centinaia di migliaia di lavoratori in meno e centinaia di tavoli per la cassa integrazione in più. D’altra parte, nel dibattito in corso su un nuovo sistema di relazioni industriali, l’opposizione di centro-sinistra e il movimento sindacale non riescono a far emergere una proposta forte, che riaffermi dignità e valore del lavoro, nella dimensione globale dell’economia e a partire da un tessuto produttivo italiano massicciamente connotato da piccola e piccolissima impresa.
A noi pare che nella rottura del nesso tra lavoro e politica, tra lavoro e trasformazione sociale consapevole, stia la ragione principale della caduta del valore del lavoro. E che su questo sfondo vada sviluppato un dibattito franco sulle difficoltà del sindacato e della Cgil, nel nostro Paese e a Piacenza.
Nella nostra provincia si è recentemente concluso un difficile congresso della Cgil, con l’arrivo di un Segretario della Camera del lavoro non piacentino e l’esclusione dagli organismi dirigenti degli esponenti della Lista alternativa. Hanno certo pesato le brutte vicende locali degli ultimi tempi, dall’indagine sull’ex Direttore dell’Ufficio del lavoro, che vede coinvolti imprenditori e sindacalisti (tra gli altri, l’ex segretario della Cisl), a quella sul tesseramento Spi. Non si può sorvolare sulle responsabilità personali (giuridiche e politico-morali) e non ci si può chiudere in una logica tutta interna. Non può farlo – crediamo – la Cgil, forza costitutiva della democrazia italiana, imprescindibile per un’alternativa all’attuale degrado politico-sociale, un sindacato che ha saputo essere casa comune della sinistra anche in momenti di forte tensione interna (basti pensare al duro scontro sulla scala mobile nel 1984). Per l’intero dopoguerra, la Cgil ha cercato di essere sindacato dei lavoratori e dei lavori, non solo degli iscritti, tenacemente impegnata a contrastare quella tendenza alla corporativizzazione che già Gramsci individuava come costante negativa della società italiana: abbiamo tutti bisogno che continui ad essere una grande e attiva protagonista dell’economia, della società, della cultura italiana.