Quando si interviene su argomenti che toccano la sensibilità pubblica, e il nostro credere emotivo, spesso si commette l’errore di essere trasportati dall’euforismo del voler esprimere un numero di concetti talmente alto che, alla fine, si rischia di non esprimerne nessuno o di passare per estremisti.
Nelle trascorse settimane si è detto “di tutto e di più”, si sono raccolte migliaia di firme, si è parlato contro tutti e contro tutto quello che si poteva, ogniuno ha espresso la propria posizione ergendosi a paldino di animali o di gruppi di persone.
Alla fine l’abbattimento programmato è iniziato.
E’ palese che presentare l’abbattimento di capi con l’immagine di cuccioli orfani accenda la sensibilità intrinseca in ogni persona, pertanto occorrerebbe presentare una informazione più accurata su motivazioni, ed eventuali necessità, di “regolare” la popolazione animale selvatica presente sul territorio.
L’estremismo non ha mai fatto del bene a nessuno e, soprattutto nella delicata “questione animale”, credo sia necessaria una attenta mediazione tra il benessere delle persone e quello degli animali; solo in questo modo si può arrivare ad un punto condiviso da cui poter valutare azioni e metodi proposti.
Fintanto che si prenderanno posizioni estreme ci sarà sempre qualcun altro che si porrà sull’opposto lato dello schieramento dando vita ad una diatriba mediatica che porta i presenzialisti alla ribalta e gli animali, tanto cari nelle parole, al centro dell’incrocio del mirino.
La ricerca di scusanti e giustificativi porta perfino a posizioni di ilarità, quando non di grottesca sagacia, arrivando perfino a leggere di “mondo venatorio alla ricerca di un’immagine al passo coi tempi” o di “tradizione venatoria come eredità dei nostri avi” … fino ad arrivare alla farsa nel dare giudizi quantitativi e qualunquistici sulle associazioni animaliste.
E’ purtroppo dimostrabile che alcune associazioni siano mosse da un credo politico “imperante sullo scopo sociale” e che, in alcuni frangenti, lo scontro sia diversificato a seconda del colore della meggioranza presente nell’amministrazione pubblica che si contesta.
L’uomo è intervenuto con tutti i metodi possibili per rompere l’equilibrio della natura, non ultima l’attività venatoria, pertanto un modo per mettere tale attività al “passo con i tempi” è quella di cessarla!
A fronte di quanto detto è però indubbio che sia necessario prevedere interventi di contenimento della popolazione animale selvatica (ma analoga attenzione deve essere riposta anche in quella domestica ed in quella domestica inselvatichita … a tal proposito che fine ha fatto l’inchiesta sull’abbattimento delle caprette della
Parcellara?) e tali interventi dovrebbero essere discussi con il coinvolgimento di tutti gli attori partecipi, i quali dovranno portare ad un tavolo di confronto proposte fattive e non solo assoluti dinieghi o perentorie richieste.
Confido che nessuno ritenga “proposte fattive” lo spostamento in altre aree degli animali, previa cattura, perchè dimostrerebbe solo la non conoscenza delle problematiche legate all’azione associate al rischio di mortalità dell’animale per il terrore percepito durante le fasi di cattura.
La legge prevede la costituzione di un tavolo animalista nelle province e, a Piacenza, si era arrivati al punto che tale “tavolo” si sarebbe dovuto riunire con una certa ricorrenza anche per condividere le azioni in cui fossero coinvolti gli animali…. perchè nessuno ne parla più?
Organizzare cortei in piazza e raccogliere firme “rende maggiormente” in termini di presenzialismo mediatico? Per alcuni è “troppo difficile” un confronto diretto condotto all’ottenimento di una decisione condivisa che, a volte, può prevedere concessioni e non solo pretese? La mia esperienza mi insegna che, a volte, seguire un iter burocratico porta alla vittoria “legale” sui diritti dell’animale che nel frattempo… è morto!
Loris Burgio
Vice Presidente EPA (Ecologismo & Protezione Animali) info@protezioneanimali.net