Dal Brasile, l’impatto con Rio de Janeiro nelle riflessioni di Filippo Ambrosini, che insieme a Federica Lugani e Valentina Riscazzi, accompagnati dall’assessore al Futuro Giovanni Castagnetti e da Danila Pancotti di ProgettoMondo Mlal, rientrerà in Italia domani, giovedì 12 agosto, dopo l’esperienza vissuta con Kamlalaf.
“A Rio de Janeiro, la montagna è a ridosso del mare e la povertà della favelas si alterna al benessere dei grattacieli. Ciò che colpisce, al primo impatto, è l’estremità degli opposti. Francesca e Sarah, volontarie di Mlal, sono le nostre guide nella scoperta della città e dei progetti sociali di cui si occupano.
La mattina del primo giorno l’abbiamo dedicata al consorzio “Trama”, nato nel 2004 da una cooperazione tra enti, che ha l’obiettivo di combattere la tratta di persone (minori e donne) a Rio. Grazie a Francesca e Sarah, abbiamo conosciuto alcuni degli operatori che lavorano per questo progetto, tra cui tre educatori impegnati in strada e nelle favelas, dove i fenomeni di sfruttamento sono all’ordine del giorno. Seduti in un’aula della loro sede, ci hanno spiegato come il traffico di persone coinvolga il turismo e lo sfruttamento sessuale (attività molto diffusa a Rio), ma anche il commercio di ragazzini calciatori, il traffico di organi, la “schiavitú” di lavoratori e i matrimoni forzati.
“Trama” opera in vari modi: gli operatori monitorano il fenomeno, stando vicino ai ragazzi e ragazze delle favelas che possono rivolgersi a loro se subiscono una forma di sfruttamento, ma avviano anche corsi di sensibilizzazione e infomazione rivolti a insegnanti, infermieri e ai giovani stessi, cercando di far loro conoscere i propri diritti e di spingerli a lottare per la propria dignità. Gli educatori ci hanno anche parlato del problema droga nelle favelas, dove addirittura giá i bambini di 7 o 8 anni fanno uso di crack, droga poco costosa che porta alla dipendenza sin dalla prima volta: anche questo va a vantaggio dei trafficanti di persone, che sono facilitati nelle loro azioni di sfruttamento dallo stato psicofisico dei ragazzi.
Per comprendere a fondo le problematiche cui gli operatori del progetto “Trama” ci hanno posto di fronte, bisogna capire le tematiche sociali di Rio de Janeiro e del Brasile, che sono completamente diverse dalle nostre. Questo ci ha portato a sottoporli a tantissime domande, ma il tempo corre ed è arrivato il momento di visitare una favela nei pressi di Rio.
Il solo camminare per la cittá, fra le sue disuguaglianze sociali e strutturali, mi ha dato emozioni forti e ne sono rimasto affascinato. Una volta giunti nella favela l´impatto é stato forte: misere case di mattoni arroccate l’una sull’altra, rifiuti ovunque e le fogne che strabordano quando piove, peggiorando ulteriormente le condizioni igieniche. Ci fa da guida un abitante della favela stessa, e mentre avanziamo incrociamo sguardi di persone e bambini dal cui viso traspare tutto il loro sentirsi abbandonati e arresi al ruolo di emarginati dalla societá. E’ una sensazione che fa male.
Entriamo in una casetta che é sede dell´associazione dei “moradores” (abitanti), un gruppo di persone composto da alcuni dei residenti, che ha l’obiettivo di migliorare la situazione nella favela stando vicino alle famiglie, ma anche confrontandosi con le autoritá locali affinché onorino i propri doveri e rispettino i diritti della comunitá. Conosciamo tre dei dieci rappresentanti di questa associazione, che ci spiegano come si accollino i problemi dell´intera favela (piú di 20mila persone), nonostante gli aderenti e associati siano poco piú di una trentina.
Ci hanno illustrato la situazione attuale, ed é facile cogliere il loro sconforto per come le autoritá locali stiano intervenendo con una serie di progetti inerenti le infrastrutture, imponendoli, senza consultare prima gli abitanti per capire quali siano gli effettivi bisogni primari della comunitá. Nonostante ció non si arrendono e questo ci trasmette speranza: vedere pochi prendersi sulle spalle i diritti di tanti, non per interesse personale ma per il bene della comunitá è così raro oggi che quasi ci commuove. Dopo esserci complimentati per il loro lavoro, torniamo a Rio toccati nell´animo.
Questo primo giorno nella grande città, cui ne seguiranno altri allo stesso modo intensi e indimenticabili, ha lo stesso denominatore delle due settimane precedenti: la speranza. Grazie a questo viaggio in Brasile ho conosciuto tante persone che dedicano la loro vita all’impegno per migliorare il mondo, nonostante le mille difficoltá quotidiane. Questo mi carica di forza, per poterci provare pure io”.