Kamlalaf, dal Brasile scrive l\’assessore Castagnetti

Il nostro viaggio continua, tra mille sorprese e scoperte. Loris, la nostra preziosa guida in questa avventura, ha programmato tre giorni lontano da Casa Encantada, presso la comunità Sem Terra “Bella Vista” vicino a Santo Amaro, una cittadina nell’entroterra di Salvador.

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Alla partenza non potevamo saperlo, ma questi tre giorni si sarebbero rivelati un’esperienza straordinaria. La comunità prende origine dalla lotta per la riforma agraria, che prevede l’attuazione di un preciso articolo della Costituzione (n° 184): i terreni dei latifondisti lasciati improduttivi possono essere occupati per dare sostentamento a coloro che ne hanno bisogno. Bella Vista nasce così: con l’occupazione di un vasto territorio da parte di persone che volevano affrancarsi dalla povertà delle favelas e vivere in modo dignitoso.

Dodici anni fa, circa 500 famiglie occuparono il terreno rimanendo accampate in ripari di fortuna (tende o baracche di plastica) per più di due anni, finché l’area non fu loro concessa e l’accampamento si trasformò, così, in insediamento vero e proprio. Bella Vista oggi conta un gruppo di 30 famiglie che vivono in modo comunitario, con una parte del terreno destinata a ciascun nucleo, e una parte lasciata in comune. Gli abitanti hanno realizzato una scuola, hanno fatto portare la luce e le fognature, hanno costruito un pozzo per l’acqua e un forno dove si prepara la farina di mandioca, il principale sostentamento insieme ad arachidi e frutta e verdura di ogni tipo.

Sarebbe molto lungo descrivere nei particolari tutto il movimento e come vive la gente nella quotidianità, ma desidero soffermarmi su quello che ha comportato, per noi viaggiatori, venire a Bella Vista: un senso di condivisione piena, immergendoci nella vita di queste persone e, insieme a loro, entrando nei loro ritmi di vita. Abbiamo dormito nelle loro case, mangiato insieme, vissuto la vita dei campi e percepito l’importanza che riveste la scuola, partecipando la mattina alle lezioni dei bambini e la sera a quelle per adulti.

Il nostro viaggio è stato impreziosito dalla scoperta del territorio naturale con cui si debbono confrontare le persone del luogo. Siamo stati accompagnati per una giornata intera in un percorso fantastico nella foresta, tra scorci mozzafiato e sentieri impervi. Abbiamo camminato, ma anche cavalcato, usando quindi il loro mezzo di trasporto più usuale, per raggiungere un’altra comunità chiamata “L’Assentamento (ovvero “L’insediamento”) 5 maggio”, che dista alcun chilometri.

Sono stati tre giorni di stretto contatto e coinvolgimento, nei quali ci siamo sentiti davvero parte di questa comunità, perché abbiamo ricevuto e dato con naturalezza. Rispettosi gli uni degli altri, nella consapevolezza delle diversità ma, soprattutto, dalla ricchezza che si ottiene incontrando le persone e percorrendo un po’ di cammino insieme. Valentina, Filippo e Federica sono davvero ragazzi speciali, e con estrema naturalezza sono entrati in sintonia con lo spirito del viaggio. Di sicuro torneranno a casa con molte cose nella loro valigia: visi di uomini e donne, luoghi stupendi, saluti di persone prima sconosciute e poi familiari, tavole imbandite di case dalla porta sempre aperta, letti a volte non proprio confortevoli, ma lasciati liberi dai proprietari con grande disponibilità, cieli che buttano acqua improvvisamente, ma osservati con gli occhi di chi vede dietro le nubi il sereno.

Torneranno a casa, e io con loro, con la voglia di trasmettere le cose viste, vissute e sperimentate, con la disponibilità appresa giorno dopo giorno in questo viaggio brasiliano. Esperienze come quella che stiamo facendo si vivono appieno se si ha accanto una guida che è in grado di condurti alla conoscenza del luogo e così, in queste ultime ma non meno importanti righe, vorrei ringraziare già da ora Danila Pancotti, la nostra guida e nostro capo carismatico. Entusiasta, disponibile, sensibile, attenta alle esigenze di ognuno di noi e desiderosa di farci vivere appieno le tante sfaccettature di questa terra che tanto le è cara.

Giovanni Castagnetti