Ponte sul Po, ci siamo. Alle 10 di questa mattina è avvenuto il varo della prima campata del nuovo viadotto che sostituirà quello crollato il 30 aprile del 2009. Una struttura in acciaio lunga un chilometro e trecento metri e il cui cronoprogramma è stato rispettato in pieno. Il 18 dicembre di quest’anno dunque lodigiani e piacentini potranno così riappropriarsi del ponte sul Po a tempo di record.
Il ponte è costato 70 milioni di euro, mentre l’area del cantiere costruita nell’area di San Rocco al Porto è ampia quasi 10.000 metri quadrati ed è stata improntata alla velocità e alla rapidità di esecuzione. Grazie ad un ingegnoso sistema di slittamento i due capannoni in cui è suddiviso il cantiere possono lavorare contemporaneamente su due campate. Finita una campata, questa, viene spinta dalla successiva sulle strutture verticali fino a raggiungere la sponda piacentina. Tante le autorità intervenute per l’occasione: da quelle piacentine: il sindaco Roberto Reggi (assieme al vice Cacciatore e all’assessore alla mobilità Carbone) e il presidente della Provincia Massimo Trespidi, a quelle lombarde: il primo cittadino di San Rocco Giuseppe Ravera, il Prefetto di Lodi Strano Materia e il presidente della provincia Pietro Foroni. Oltre a loro anche i due assessori competenti di Emilia e Lombardia, rispettivamente Alfredo Peri e Raffaele Cattaneo. Il discorso inaugurale è stato tenuto dal presidente di Anas Pietro Ciucci, che si è detto fiducioso in merito al rispetto del cronoprogramma che vede la fine della realizzione del ponte il 18 dicembre del 2010. “Questo- ha detto Ciucci- sarà un ponte nuovo, moderno che porterà ulteriori benefici ai cittadini”. “Come Anas- ha proseguito- “abbiamo dato una risposta all’altezza delle esigenze realizzando un appalto che ci ha visto lavorare su più fronti: da un lato la realizzazione del ponte di barche, da un altro la demolizione del vecchio ponte e infine la progettazione, la gara e l’aggiudicazione del ponte definitivo”. Peri e Cattaneo hanno ringraziato pubblicamente Anas sostenendo come questo ponte possa rappresentare non solo un’importante opera viabilistica, ma anche un metodo, un paradigma positivo da estendere per tante altre infrastrutture.