Il mercato non valorizza adeguatamente i cereali

“La costante riduzione dei margini di redditività sulla coltivazione dei cereali spinge gli imprenditori agricoli a ridurre le superfici – commenta Luigi Sidoli Direttore di Confagricoltura Piacenza – i seminativi sono una grande risorsa che l’agricoltura italiana non può permettersi di perdere, ma i primi dati confermano una costante contrazione delle superfici anche se inferiore a quella dell’anno precedente.” In particolare, i prezzi all’origine diffusi da Ismea evidenziano che già la campagna 2008-09 si era conclusa con una flessione media, rispetto alla precedente, del 41% per il frumento duro, del 33% per il frumento tenero, del 36% per l’orzo e del 12% per l’avena. A fronte di tali andamenti si era contrapposta una crescita dei costi di produzione (indice ISMEA dei prezzi dei mezzi correnti di produzione) pari a circa il 10%. È in tale contesto che l’operatore agricolo ha dovuto effettuare le proprie scelte colturali per l’annata agraria 2009-10. Inoltre, la congiuntura del mercato nell’autunno 2009 evidenziava un’ulteriore flessione dei prezzi della granella di frumento duro e una stabilità delle già contenute quotazioni di mercato per gli altri prodotti. “Se queste erano le premesse – sottolinea Sidoli – le avverse condizioni atmosferiche della tarda primavera hanno contribuito ad aggravare ulteriormente il quadro incidendo negativamente sulle colture, come evidenziato per il grano tenero che ha registrato rese inferiori per i primi quantitativi raccolti”. Ciò non toglie che, per questa coltura, l’Emilia-Romagna abbia conservato il primato produttivo nazionale con 10,5 milioni di quintali anche a fronte di un calo del 4% delle superfici investite. “Il sapiente impiego delle tecniche colturali hanno permesso il raggiungimento di quest’obiettivo – commenta Sidoli – ma la presenza di condizioni sfavorevoli ha costretto gli agricoltori a sostenere maggiori costi produttivi per assicurare il raccolto”. Quanto al mais, siamo ancora in una fase d’incertezza, sul mercato – sottolinea Sidoli – continua a gravare lo spettro di un’ampia disponibilità di grano foraggero sia di origine nazionale che estera, possibilità, questa, che potrà essere verificata solo a trebbiatura inoltrata negli altri Paesi comunitari. In questo scenario in cui le operazioni di raccolta non sono ancora concluse, rimane forte la preoccupazione per la crisi generale dei cereali, dove la domanda non ha ancora ritrovato slancio e le quotazioni sono ferme a livelli veramente bassi. In prospettiva – conclude Sidoli – riteniamo ormai improcrastinabile l’aggregazione dell’offerta per raggiungere l’obiettivo di una migliore forza contrattuale in capo alla produzione con una programmazione delle semine”.

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