Da oggi, per i prossimi quattro giorni, il Trebbia sarà al centro degli studi di tecnici ed esperti come esempio di qualità degli ambienti fluviali e caso-scuola per il lancio di un nuovo metodo valutazione idromorfologica che mette a confronto l’evoluzione naturale del corso d’acqua con le modifiche imposte dagli interventi dell’uomo (uso suolo, dighe, invasi, argini, opere idrauliche)
Pioneri della nuova avanguardia i professori: Massimo Rinaldi (Firenze), Nicola Surian (Padova), Francesco Comiti (Bolzano). I docenti universitari hanno avviato i lavori questa mattina dal polo logistico della protezione civile di via Colombo, introdotti dall’assessore provinciale Davide Allegri che ha delineato un ampio quadro delle criticità territoriali sul fronte acque e inquinamento. «Dagli sversamenti di liquami nei canali ai grandi fatti del Lambro – ha detto il componente di giunta di via Garibaldi –, i nostri corsi d’acqua sono al centro di “attacchi” continui. Salvaguardia, prevenzione e monitoraggi costanti sono le “armi” messe in campo dalla Provincia per fronteggiare il fenomeno».
In cabina di regia Martina Bussettini, responsabile settore idrologia di Ispra, l’istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, ente vigilato dal ministero dell’Ambiente a cui si deve l’organizzazione della cinque giorni, che ha raccolto adesioni – da Aosta a Udine – di: tecnici delle Regioni, funzionari Arpa e autorità di bacino, dipendenti di enti di ricerca ed enti territoriali, liberi professionisti. Nei prossimi giorni previsti anche sopralluoghi sul campo. Già domani, martedì 22 giugno, dopo una introduzione teorica sugli indicatori di funzionalità geomorfologica, alle 12 la comitiva si trasferirà sulle sponde del Trebbia. Mercoledì cattedratici e corsisti raggiungeranno le rive del Perino alle 11,30 e giovedì saranno di nuovo sul Trebbia, per il completamento dei sopralluoghi. Il bilancio e il riepilogo dei casi di applicazione verrà redatto venerdì, dalle 9 sempre al polo logistico di via Colombo. «È il primo anno – spiega Bussettini – che organizziamo corsi di questo tipo, in attuazione tecnica delle direttive europee sull’acqua. Abbiamo pensato di ideare un ciclo di lezioni su base territoriale, a partire dal bacino padano, il più esteso tra quelli italiani e quello che racchiude una notevole complessità morfologica: dai torrenti alpini ai fiumi costieri».