La Provincia ha avviato un Tavolo di consultazione per predisporre un Regolamento sulle modalità di attuazione del piano di controllo del Cinghiale. Il documento finale, ormai prossimo alla stesura definitiva, illustrerà il corretto protocollo di comportamento che gli operatori e gli Ambiti territoriali di Caccia dovranno adottare nella realizzazione delle operazioni di abbattimento dei cinghiali, fino alla gestione finale delle carni. “Si è voluto lavorare – commenta l’Assessore provinciale alla tutela faunistica Filippo Pozzi – per fornire agli operatori che svolgono volontariamente un’attività così delicata uno strumento che dia indicazioni chiare e semplici cui attenersi affinché queste operazioni vengano svolte nella massima trasparenza e sicurezza, senza penalizzare l’efficienza e la prontezza di intervento”. “La puntualizzazione delle modalità e delle forme di intervento e la codifica dei vari passaggi operativi – rileva a sua volta la la Dirigente del Settore di Tutela Ambientale e Comandante del Corpo di Polizia Provinciale Dott.ssa Anna Olati – semplificheranno la rendicontazione dei risultati delle operazioni e la valutazione del loro successo, consentendo di apportare più facilmente eventuali correttivi. Inoltre, gli organismi deputati a vigilare sulla corretta esecuzione delle operazioni potranno operare con più certezze” .
La iniziativa della Provincia nasce dalla constatazione dei problemi legati alla gestione di questa particolare specie selvatica, gestione tra le più complesse nell’ambito delle attività faunistico venatorie. Da un lato la specie, nelle aree forestali di alta collina e montagna è un importante elemento di completamento dello spettro faunistico degli ecosistemi e quando la sua presenza non è eccessiva, può avere un impatto positivo sui boschi (per esempio facilita la ricrescita dei funghi). Il cinghiale può inoltre rappresentare una fonte importante di cibo per altre specie di interesse conservazionistico quali il lupo. La sua presenza, inoltre, è motivo di interesse per molti cacciatori (oltre 1300 in provincia di Piacenza) che ne fanno l’obiettivo delle loro fatiche in numerose giornate autunnali. In collina e pianura, invece, la presenza del suide è principalmente fonte di danni alle produzioni agricole e zootecniche e pertanto la sua presenza viene considerata insostenibile per le attività agro-silvo.pastorali. La Provincia ha perciò opportunamente pianificato l’eradicazione della specie da queste aree e tale attività viene svolta avvalendosi di figure all’uopo abilitate Gli operatori che intervengono per contenere i cinghiali nelle aree di eradicazione sono volontari, che mettono le proprie competenze e la propria passione a disposizione della collettività. Tale attività però non sempre è stata sufficientemente codificata, lasciando spazio a fraintendimenti o comportamenti scoordinati (lo dimostrano i risultati dell’indagine avviata dal Corpo Forestale dello Stato sulle operazioni di contenimento del Suide).