L’altro ieri si è tenuta dinanzi al Tribunale di Piacenza – Sezione Penale in composizione monocratica con la dott.ssa Monica Fagnoni – l’udienza con la quale si è concluso il processo a carico di un piacentino imputato per stalking nei confronti di una pedagogista dell’Area minori presso i Servizi sociali del Comune di Piacenza.L’imputato ha risarcito con 10.000 euro, oltre le spese legali, la parte offesa, e il Comune ha accettato il risarcimento simbolico di 1.000 euro oltre le spese legali: a fronte della rifusione dei danni ad entrambi le parti civili, l’assistente sociale ha rimesso la querela.L’Ente si era infatti costituito parte civile, accanto alla diretta interessata, perché il comportamento minaccioso e molesto tenuto dall’imputato aveva recato un danno alla funzionalità del sevizio, in quanto gli episodi di stalking erano avvenuti sia sul telefono dell’assistente sociale che nei locali comunali, incidendo così sul regolare svolgimento del lavoro dei servizi nel loro complesso.Il rilievo della vicenda sta da un lato nel riconoscimento del danno a favore della vittima, che ha dovuto essere risarcita con una cifra consistente, e dall’aver dovuto riconoscere, da parte dell’imputato, di aver arrecato un pregiudizio anche all’ente pubblico, quale datore di lavoro della diretta interessata, con la sua condotta penalmente rilevante: da quando lo stalking è previsto dalla legislazione penale italiana come reato a sé, non si conoscono precedenti analoghi.Ciò non può che costituire un monito ad evitare condotte simili nei confronti di dipendenti pubblici, in particolare per coloro che rivestono ruoli delicati e non facili, quali appunto gli assistenti sociali.