Ho appreso con interesse, dagli organi di informazione, che a Piacenza arriverà a breve un gruppo di ricercatori dell’Università di Cassino, chiamati a effettuare analisi sulla situazione ambientale e acustica del quartiere Capitolo, con riferimento anche alle emissioni del termovalorizzatore di Tecnoborgo. A tale proposito – lo affermo con convinzione anche a nome dell’Amministrazione comunale – non possiamo che accogliere positivamente la notizia di ulteriori controlli, che vadano ad affiancarsi alla capillare e costante attività di monitoraggio esistente.Mi preme rassicurare, da questo punto di vista, sia i rappresentanti del Comitato di quartiere, sia gli esponenti della Lega Nord che si sono fatti promotori dell’iniziativa: la presenza degli esperti dell’ateneo di Cassino (che peraltro, come avrò modo di spiegare, ben conoscono il contesto) potrà costituire un valore aggiunto sotto il profilo scientifico, ma si inserisce in un quadro ben più ampio e già istituzionalizzato di azioni concrete per la salvaguardia dell’ambiente e della salute dei cittadini.Credo sia bene, per chiarezza, ripercorrere le fasi che hanno accompagnato la realizzazione e l’entrata in funzione dell’impianto di incenerimento del nostro territorio, che già a metà degli anni Novanta decise di abbandonare la costruzione di discariche, scegliendo, per trattare le eccedenze della raccolta differenziata, un termovalorizzatore con recupero energetico. L’esercizio di questi impianti è ovviamente soggetto alle norme ambientali del settore, e l’autorizzazione originaria venne rilasciata dalla Provincia. Successivamente, la normativa nazionale ha previsto per i termovalorizzatori un’ulteriore procedura autorizzativa, denominata "Autorizzazione integrata ambientale", da prodursi a seguito di una nuova istruttoria. Per quanto riguarda Piacenza, essa risale al 26 ottobre 2007. In quell’occasione furono imposte, rispetto alle regole di base, alcune soluzioni tecniche ancor più cautelative in ordine alle emissioni e al controllo. Venne adottato, in sostanza, il principio europeo delle "migliori tecniche disponibili" ed è proprio su questa base, rispondendo alle prescrizioni tecniche contenute nell’autorizzazione stessa, che la società Tecnoborgo ha realizzato fra il 2008 e il 2009 ulteriori interventi, migliorativi delle condizioni generali di esercizio.Già nel 2007, la Regione Emilia Romagna – con uno stanziamento di 2,5 milioni di euro – aveva avviato il programma triennale di studi "Monitor", al quale partecipano gli Enti locali, l’Arpa e l’Azienda Usl, definendo le valutazioni sanitarie e l’impatto sulle popolazioni interessate dalle presenza degli otto impianti di incenerimento sull’intero territorio regionale. Il progetto vede l’impegno di un comitato scientifico che coordina le attività di ricerca di molte Università e, con aggiornamenti periodici, la divulgazione dei risultati alla cittadinanza.Nel 2008, anche a seguito della crescente attenzione dell’opinione pubblica sul tema delle nanopolveri, il Comune di Piacenza, unitamente ad Arpa e Ausl, ebbe modo di coinvolgere proprio l’Università di Cassino, nella persona del ricercatore dott. Giorgio Buonanno, su un programma di ricerca specifico riguardante le emissioni delle nanopolveri. Di quest’attività venne debitamente informata la comunità piacentina, anche in occasione di una giornata studi molto partecipata, tenutasi presso la sede cittadina del Politecnico di Milano. Spero che questo breve excursus storico abbia dimostrato che l’impianto è oggetto di un protocollo ambientale molto rigoroso, attento sia alla qualità che alla quantità del materiale avviato all’incenerimento; ciò significa che è oggetto di indagini rigorose l’intero processo, dall’arrivo dei camion allo stoccaggio dei rifiuti, al materiale in ingresso. Senza dimenticare, poi, che lo stesso ciclo di monitoraggio è al vaglio degli Enti pubblici sia dal punto di vista tecnico, sia dal punto di vista politico, e che tutta la materia riguardante il ciclo dei rifiuti è sottoposta al programma di controllo pubblico definito dallo specifico Piano provinciale. Quest’ultimo, fin dal 2006, è coordinato dall’Autorità d’ambito (costituita dai 48 sindaci dei comuni del territorio piacentino), che provvede a definire anno per anno le azioni, le tecniche e le tariffe del servizio di raccolta rifiuti.Infine, mi sembra importante sottolineare che i sistemi di controllo ambientale adottati permettono a tutti i cittadini di conoscere, quotidianamente, lo stato di funzionamento dell’impianto e i dati numerici emissivi, sempre molto al di sotto dei valori indicati dalle norme del settore, le cui serie storiche sono pubblicate quotidianamente sul sito web dell’Arpa. Nel pieno rispetto della trasparenza e del confronto aperto, su un tema fondamentale, con la collettività.