Confagricoltura Piacenza sulla legge 194

La questione dei controlli sanitari rifinanziati con il decreto legge 194/2008 non è ancora risolta. Confagricoltura si è mossa e si sta muovendo a tutti i livelli – commenta Luigi Sidoli Direttore dell’Unione Agricoltori di Piacenza – a dicembre abbiamo incontrato i referenti locali dell’ASL per portare avanti un dialogo sulla questione originata sostanzialmente da una particolare interpretazione della norma originaria. I rapporti locali con i referenti Asl sono ottimi, ma la questione non è risolvibile se, quantomeno a livello regionale, non si rivedono le posizioni. Devo dire con una certa soddisfazione che le pressioni di Confagricoltura e dell’Unione Agricoltori di Piacenza stanno portando a risultati tali da essere cautamente fiduciosi in una futura svolta anche per il nostro territorio. Immediatamente a seguito della prima applicazione del decreto legge 194/2008 – ricorda Sidoli – ci siamo impegnati affinché fosse esclusa la produzione primaria. Far rientrare nella produzione primaria anche le aziende vitivinicole, che trasformano il proprio prodotto in azienda, è stato un altro capitolo della battaglia. Diverse aziende vitivinicole però non sono state risparmiate: ben 400.00 euro per un’azienda che produce sino a 5000 hl e vende all’ingrosso la maggior parte del proprio vino. Chiediamo che anche nella nostra provincia, dove l’ASL si è sempre mostrata disponibile al confronto costruttivo, sia recepita la definizione riportata nelle circolari esplicative delle ASL lombarde che richiamano il d.lgs 99/2004: "gli esercizi di somministrazione e di ristorazione sono considerati consumatori finali". Riconoscendo mense e ristoranti come consumatori finali molte altre aziende sarebbero, giustamente, esonerate dal pagamento del balzello. Siamo cautamente ottimisti perché- continua Sidoli – anche la regione Toscana, richiamandosi alla classificazione Ateco, ha recentemente escluso dal pagamento dei controlli, con una propria delibera di giunta, tutto il settore primario, anche chi trasforma il proprio prodotto in azienda, così come avvenuto in precedenza in Lombardia. Nel frattempo la regione Veneto, che ancora non si è pronunciata, ha in ogni modo ritenuto opportuno non procedere con le riscossioni. Il nostro pressing continua – conclude Sidoli- purtroppo non per suggellare un privilegio, ma per veder riconosciuta la giusta esenzione del settore primario e delle attività connesse anche nella nostra Regione e nella nostra Provincia, così come era stata prevista dalla ratio della norma.

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