PREMESSO CHE – già a far data almeno dal ’98, con Legge Regionale, la Regione Emilia-Romagna intende favorire la libertà di scelta da parte della donna circa i luoghi dove partorire e circa l’organizzazione sanitaria e assistenziale dell’evento, raccomandando tra l’altro una particolare attenzione e garanzia rispetto alle richieste del parto indolore mediante tecniche e modalità aggiornate di analgesia; – già il Piano Sanitario Nazionale 2006-2008 poneva quale obiettivo, tra gli altri, il potenziamento della lotta al dolore, anche in settori nei quali, a causa di limiti culturali non ancora superati, esso è spesso misconosciuto e sotto trattato, come durante il travaglio ed il parto in via naturale; – il Comitato Nazionale di Bioetica, nel documento "La terapia del dolore: orientamenti bioetici" (30 marzo 2001) afferma tra l’altro che: "Per molte donne … il dolore del parto è un grosso scoglio da superare, un passaggio che assorbe molte energie limitando le possibilità di una partecipazione più concentrata e serena all’evento, partecipazione che costituisce l’optimum da realizzare per le vie più varie. L’analgesia (come peraltro ogni preparazione al parto), per realizzare al meglio questo fine, dovrebbe però far parte di un programma di assistenza alla gravidanza …"- già nel 2001 lo Stato e le Regioni hanno definito gli indirizzi che consentono la realizzazione a livello regionale di progetti indirizzati al miglioramento del processo assistenziale specificamente rivolto al controllo del dolore di qualsiasi origine; – il diritto della partoriente di scegliere un controllo del dolore nel parto adeguato, compresa l’anestesia perdurale, dovrebbe essere incluso tra quelli garantiti a titolo gratuito nei livelli essenziali di assistenza; DATO ATTO CHE- la Regione Emilia Romagna, con diversi studi e documenti ha già a suo tempo dettato precise linee guida (e relative scadenze) per la compiuta attuazione di quanto sopra elencatoPRESO ATTO- della situazione nella provincia di Piacenza, anche quale risulta anche dal quotidiano "Libertà" del 08/12/2009 (nell’articolo "Ausl, vuoi l’epidurale? Devi pagare", nel quale si esamina il problema relativo alla grande difficoltà per le partorienti di ottenere gratuitamente la partoanalgesia) in base alla quale si evince che le gestanti piacentine si ritrovano sostanzialmente di fronte a quattro scelte: 1: partorire naturalmente "con dolore",2: pagare per il servizio dai 300 ai 1000 euro,3: rivolgersi ad altri ospedali,4: avere la fortuna di imbattersi in uno dei medici (che non appartengono al Servizio di Terapia antalgica ma al reparto di Rianimazione) che praticano l’epidurale gratuitamente quando sono in servizio;- in estrema sintesi, del fatto che se una gestante desidera questo tipo di anestesia attualmente deve partorire negli orari di servizio di determinati anestesisti – che però non coprono l’arco dell’intera giornata – oppure deve pagarla;CONSIDERATO CHE- tale situazione di fatto limita la libera decisione della donna e diversi diritti acquisiti;- la possibilità di usufruire della partoanalgesia gratuitamente e senza limiti esiste in altri ospedali, quali quello di Codogno e, con alcuni limiti presso l’ospedale di Fiorenzuola;- dall’essere madri, anche nel momento topico del parto, discendono diritti e che questi diritti – soprattutto in una società che chiede alle donne di fare più figli – dovrebbero essere garantiti al più alto livello e senza disparità sul territorio nazionale.SI IMPEGNA IL CONSIGLIO PROVINCIALE- nel prendere atto (per usare le parole di Adriana Bezzi; Corriere della Sera 16 novembre 2009) che "L’ antica maledizione per cui la donna deve partorire con dolore fa fatica a essere superata, non soltanto per il solito retaggio culturale, ma anche per ragioni economiche. L’ Italia è stata per lungo tempo uno dei Paesi europei fra i più restii ad assicurare la possibilità di ricorrere all’ analgesia epidurale nelle strutture pubbliche e il fatto che questa prestazione sia la prima a essere «tagliata», in un momento di contrazione del personale, la dice ancora lunga sulla considerazione in cui viene tenuto il diritto delle donne a non soffrire durante il parto. Ma la dice lunga anche su quello che è oggi, e lo sarà ancora di più domani, il diritto alla salute (e alle cure) di tutti i cittadini. Mentre negli Stati Uniti il presidente Obama sta cercando faticosamente di imporre una riforma del sistema sanitario, per garantire un minimo di assistenza gratuita ai cittadini in un Paese in cui tutto si paga, il nostro sistema sanitario nazionale, che è stato uno dei primi al mondo per efficienza in rapporto ai costi, ha già cominciato a tagliare le prestazioni fino ai livelli essenziali di assistenza. Perché mancano i soldi. Quando manca anche il personale (e non viene sostituito), le prestazioni si riducono ancora di più e il parto indolore non viene più considerato essenziale…"- ad un urgente intervento presso il direttore generale dell’ASL di Piacenza, volto a sanare una situazione gravemente penalizzante dei diritti delle future madri; problema superabile anche solo con una migliore organizzazione e razionalizzazione dei servizi interessati.