«Il progetto di stoccaggio della Co2 ha una valenza ambientale importante, è la strada per iniettare l’anidride carbonica nei giacimenti esistenti ed esausti del sottosuolo, che altrimenti rimarrebbe nell’atmosfera. A Cortemaggiore chiediamo la disponibilità di farci verificare questa possibilità. Tre anni di sperimentazione (forse qualcosa meno) e poi tutto verrà smantellato». Parola di Enrico Cingolani, presidente e Ad di Stogit, titolare della concessione mineraria del giacimento di gas nei territori di Cortemaggiore e Besenzone, «siti ideali – dice la società del gruppo Eni – per verificare le tecniche di iniezione, valutare la possibilità di usare la Co2 per migliorare l’efficienza dei pozzi di stoccaggio e consolidare il know-how sul tema». Un progetto leader in Italia presentato l’altra sera ai cittadini magiostrini, riuniti al teatro Duse di Cortemaggiore. «La Co2 – ha spiegato il responsabile attività operative di Stogit, Renato Maroli –, dopo essere stata "catturata" e trasportata dalla centrale Enel di Brindisi, sarà iniettata a 1.500 metri di profondità, all’interno di una fascia porosa spessa circa 100 metri (che farà da "barriera" con la falda acquifera superficiale). Il volume poroso disponibile è di ben 16miliardi di metri cubi, ma saranno iniettate in giacimento solo 24mila tonnellate complessive di gas, il che vuol dire: lo 0,3 per cento dell’estensione spaziale disponibile». Dall’azienda sono arrivati rassicurazioni anche su: sicurezza, impatto acustico e viabilistico. «La Co2 sarà pura, con caratteristiche che la equiparano a quella di impiego alimentare, le pompe di iniezione – ha precisato Maroli – sono l’unica fonte di emissione rumorosa. Al di fuori della recinzione il livello di rumore sarà inferiore a quello prodotto dal traffico diurno di una strada provinciale (60 db). L’impianto sarà rifornito ogni giorno da una sola autobotte di 22 tonnellate, sette giorni su sette». Stefano Consonni, presidente dell’ente terzo piacentino Leap, che riunisce Provincia, Comune, Politecnico e Fondazione di Piacenza e Vigevano, è andato a fondo delle ragioni del progetto: «Le rinnovabili sono in forte espansione- ha detto – ma il loro peso complessivo è ancora limitato. Nei prossimi anni il ruolo dei combustibili fossili scenderà dall’82 per cento a poco più dell’80 per cento. E la cattura della Co2 è l’unica che consente di accoppiare il consumo di combustibile fossile con l’emissione di anidride carbonica, in attesa di sostituire le fonti tradizionali». «Un progetto – ha spiegato l’assessore provinciale all’Ambiente e all’energia, Davide Allegri – che si inserisce nei più ampio orizzonte del protocollo di Kyoto, giunto a "maturazione" dopo più incontri formali, alla presenza di enti territoriali competenti e funzionari regionali e oggi pronto – dopo la partenza, nel 2007 – per essere sottoposto al vaglio dei cittadini, nell’ottica di scelte condivise». Critiche sul versante politico-tecnico sono arrivate dal capogruppo di minoranza Sergio Faverzani che ha manifestato perplessità sulla sicurezza del gas («in caso di fuoriuscita – gli ha risposto Cingolani – la Co2 si stratifica, finisce sul terreno e non costituisce pericolo»), e ha attaccato sindaco e giunta sulla gestione della partita-Co2. «Nessuno ha interessi – ha replicato il primo cittadino, Gianluigi Repetti – siamo qui perché vogliamo capire. A porre domande sono stato per primo io, nel corso degli incontri in Provincia». «La partecipazione – ha aggiunto Allegri – è regolata da una precisa normativa e dalla precedenza dei passaggi tecnici». All’"obiezione tipo": «Cortemaggiore ha già dato», ha risposto Mario Marchionna, responsabile per Eni di tutte le attività Carbon capture and storage: «Da 40anni Eni collabora con il territorio. Oggi vi offriamo il prestigio di un progetto unico in Italia».